Le manifestazioni dei giovani contro il global warming si sono svolte venerdì scorso in molte capitali europee e mondiali (Foto LaPresse)

Chi dubita sulle cause del global warming è nemico del popolo. “È fanatismo religioso”

Giulio Meotti

Le teorie sul cambiamento climatico sono diventate un dogma politico in cui non è ammesso il dissenso. I critici del pensiero unico ambientalista vengono allontanati dalle università 

Roma. “Questa sul clima non è scienza, è dogma politico”. Nel recente documentario dell’olandese Marijn Poels, The Uncertainty Has Settled, queste parole sul global warming sono scandite da una leggenda della matematica, il novantatreenne Freeman Dyson. Per cinquant’anni, Dyson è stato una star all’Institute for Advanced Study di Princeton. Esperto mondiale di Fisica quantistica, Dyson ha lavorato con Fermi, Feynman e Oppenheimer. Ma quando ha espresso scetticismo sul cambiamento climatico, Dyson si è visto dare di “pomposo”, “sbruffone”, “pozzo di disinformazione” e, ovviamente, “scienziato pazzo”. Il figlio di Dyson, George, storico della tecnologia, ha rivelato che al padre quelle parole sono costate tante amicizie nella comunità scientifica.

 

Nei giorni scorsi si è marciato fuori dalle scuole e dalle università, al passo di Greta Thurnberg. Ma dentro alle università non è rimasto quasi nessuno critico dell’origine antropica del global warming. È un consenso che non ammette dissenso, dibattito, smarcamenti. Associare il nome di un professore alle parole “denier” e “global warming” basta a distruggere carriere e reputazioni. Il neurologo e scrittore Oliver Sacks ha detto che “la parola preferita da Dyson sul fare scienza ed essere creativi è ‘sovversivo’”. Ma Dyson sul clima ha pagato cara la libertà di pensiero. “Tutto il clamore sul riscaldamento globale è esagerato”, aveva detto Dyson, è diventata “una linea di partito” e “un’ossessione, una religione mondiale laica nota come ambientalismo”. Al Gore? “Il capo propagandista”.

 

Il professor Lennart Bengtsson dell’Università di Reading, in Inghilterra, ha detto che la pressione era così intensa perché si dimettesse dal consiglio accademico della Global Warming Policy Foundation da non essere più in grado di continuare a lavorare e che temeva anche per la propria salute. Lord Lawson, che ha fondato quel think tank, ha detto che Bengtsson è vittima del “maccartismo”. Bengtsson, ex direttore del Max Planck Institute for Meteorology di Amburgo, aveva accettato di far parte della fondazione di scettici da tre settimane: “Ero sotto una pressione di gruppo così enorme che è diventato insopportabile”, ha scritto nella lettera di dimissioni. Ivar Giaever, premio Nobel per la Fisica nel 1973, si è dimesso dall’American Physical Society per la sua eterodossia: “Va bene discutere se la massa del protone cambia nel tempo ma le prove del riscaldamento globale sarebbero incontrovertibili?”, ha detto Giaever. “È una nuova religione”.

 

La carriera dell’esperto di orsi polari, il canadese Mitchell Taylor, è finita dopo che ha sostenuto che il numero di orsi non era calato a causa del cambiamento climatico. Roger Pielke, ambientalista dell’Università del Colorado, ha visto il suo nome comparire in un cable Wikileaks, dove John Podesta ne invocava la cacciata dal sito di Nate Silver “FiveThirtyEight”. La tesi di Pielke è che sì, esiste il cambiamento climatico, ma che i fenomeni atmosferici violenti non ne sono una conseguenza. Pielke è stato accusato di essere a libro paga della Exxon.

   

La “colpa” di Richard Lindzen, fisico del Mit, è aver detto che “la scienza del clima è la prima a diventare parte del processo politico”. Quando Lindzen ha condannato l’accordo di Parigi, ventidue colleghi del Mit lo hanno attaccato con una lettera sui giornali. “Una congettura è diventata ‘conoscenza’”, ha scritto Lindzen. I dem al Congresso hanno mandato lettere minacciose alle università che arruolano i critici, fra cui Lindzen. Si è dimessa Judith Curry da capo della School of Earth and Atmospheric Sciences al celebre Georgia Institute of Technology. Ne aveva abbastanza. “Ci stiamo allontanando dalla scienza per entrare nel fanatismo religioso”, ha scritto Lindzen. “L’ambientalismo non tollera dissenso”. Al dubbio metodico si preferiscono i dogmi corali di un conformismo delirante. Gli scienziati devono arruolarsi nella crociata dei bambini di Greta.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.