Uno dei manifestanti alla marcia per il clima a Parigi (Foto LaPresse)

C'è un rapporto fra il cambiamento climatico e Donald Trump

Adriano Sofri

La tropicalizzazione non coinvolge solo il clima, ma anche la politica. I fenomeni estremi polarizzano il tempo atmosferico quanto la distribuzione dei redditi

Coloro i quali negano o minimizzano il cosiddetto cambiamento climatico e la parte che vi tengono gli animali umani rinunciano oltretutto a una constatazione eccitante: che alla tropicalizzazione di condizioni meteorologiche già temperate corrisponde la tropicalizzazione della vita civile e politica. Non esistono più mezze stagioni, non esistono più ceti medi, fenomeni estremi polarizzano il tempo atmosferico quanto la distribuzione dei redditi. Teste vengono devastate da tsunami riflessivi e nel linguaggio esplodono tempeste d’imbecillità incomparabili con le bombe d’acqua. La gente arriva sulla sponda del Mediterraneo perché fa caldo, caldo di deserti, caldo di guerre. Arriverà sempre di più, perché farà sempre più caldo. O viceversa, se il sole ci mette la coda.

 

In sostanza: c’è un rapporto fra il cambiamento climatico e Donald Trump. È un rapporto dialettico, diciamo, ormai indistricabile. Se sia nato prima il cambiamento del clima o Donald Trump è una questione affascinante come quella se sia nato prima l’uovo o la gallina. Morirà prima la gallina o l’uovo? Negatori e minimizzatori del riscaldamento globale e della nostra tropicalizzazione si precludono una buona metà dell’intelligenza delle cose e della mobilitazione contro le cose. All’altra metà rinunciano quelli che per amore del pianeta e tremore del suo inaridimento trascurano Donald Trump. Fanno tutt’uno. Ehilà: non scherzo. Io non scherzo mai.

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