Meryl Streep alla Festa del Cinema di Roma (foto LaPresse)

Festa del Cinema di Roma

Regie classiche e scrittori sullo schermo. Meryl Streep ci fa innamorare

Mariarosa Mancuso
A spasso tra proiezioni e cene magnifiche nella casa-galleria d’arte moderna di Alessandra e Paolo Barillari per festeggiare il compleanno di Antonio Monda. La Streep ha fatto innamorare perdutamente l’Elefantino, per simpatia, naturalezza, disponibilità, e totale assenza di sopracciò da star.

FLORENCE FOSTER JENKINS di Stephen Frears

 

L’ereditiera stonata con la passione per la lirica dava concerti privati per amici compiacenti. In prima fila (con un po’ di doppiogiochismo) il marito Hugh Grant. Meryl Streep – che saprebbe cantare benissimo – rifà i vocalizzi della Regina della Notte nel “Flauto Magico” di Mozart, senza azzeccare una sola nota. Il pianista, anche lui compiacente, è Simon Helberg: uno dei nerd di “The Big Bang Theory”.

 


 


 

GENIUS di Michael Grandage

 

Gli scrittori sullo schermo vengono male. Figuriamoci gli editor che dicono “leva questo”, “leva quest’altro” (e non si tolgono mai il cappello, né in casa editrice né in famiglia). Si chiama Max Perkins, secondo solo a Gordon Lish che creò Raymond Carver. Si prese cura di Hemingway, Scott Fitzgerald e Thomas Wolfe: non c’entra con Tom Wolfe, non lo avete probabilmente mai sentito nominare ed è il genio del titolo. Il manoscritto del secondo romanzo lo portò all’editor con la carriola.

 



 

FRITZ LANG di Gordian Maught

 

Scuola critica “se giri un film su un serial killer, devi essere un serial killer”. Ne esistono di più intelligenti e sofisticate, ma questa ha sempre i suoi fan. L’imputato è Fritz Lang, per “M - Il mostro di Düsseldorf” con Peter Lorre. Il regista gli accolla molte donne violentate e uccise – oltre alla pallottola che ammazzò la prima moglie Lisa Rosenthal. Bianco e nero, immagini d’epoca, monocolo. Nessuno ricorda che un serial killer chiamato Moosbrugger aveva già affascinato Robert Musil in “L’uomo senza qualità”.

 



 

AFTERIMAGE di Andrzej Wajda

 

Classica storia di beceraggine culturale e persecuzione politica. Nella Polonia del realismo socialista, la pittura astratta è decadente e nemica del popolo. A Wladyslaw Strzeminski – in guerra aveva perso un braccio e una gamba – tolgono l’insegnamento all’Accademia, i colori (per comprarli serve il permesso scritto), la luce che entra dalle finestre, la tessera alimentare. Classica anche la regia, un gran sollievo tra tanti registi che sperimentano a casaccio.

 




Mariarosa Mancuso

 


 


Magnifica cena nella straordinaria casa-galleria d’arte moderna di Alessandra e Paolo Barillari per festeggiare il compleanno di Antonio Monda. Meryl Streep e suo fratello Harry Streep parlavano con David Mamet, Rebecca Pidgeon e la First Lady della Festa di Roma Jacquie della squisita ospitalità dei padroni di casa. La Streep ha fatto innamorare perdutamente l’Elefantino, per simpatia, naturalezza, disponibilità, e totale assenza di sopracciò da star. A memoria di cagnetta non si vedeva una serata con tanti illustri ospiti di ambienti diversi.

 

Tra i tanti invitati che ammiravano le opere d’arte nella fuga di sale, c’erano Daniel Libeskind e la moglie Lila (Monda: “Lila è una forza della natura”), Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Pierluigi Battista, la bellissima scrittrice iraniana Lila Azam Zanganeh (in uscita il suo libro sull’Orlando furioso), Anna Funder (autrice di “C’era una volta la Ddr”, Stasiland), Tilde Corsi, Salvo Nastase, il ministro Dario Franceschini, Giovanna Melandri, Gabriele Mainetti (supercute il regista di “Lo chiamavano Jeeg Robot”) Paola e Valter Mainetti, Elena, Claudio e Flaminia Cerasi, Carlo Lo Cocco, Roberto Andò, Francesco Piccolo, Matilde Bernabei, Silvia Grilli, Christian Rocca, Annalena Benini, Mattia Feltri, la bipede bella in blu, Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo. Il buffet era abbondantissimo, variato e gustoso, posti per mangiare seduti, servizio svelto e discreto, un successo pazzesco.

 

Anche l’arrivo alla Camilluccia con scalinata alla Positano aveva il suo fascino scenografico. La sera prima, il nostro amico bassotto Thomas ci ha intrufolato nella cena per David Mamet a casa dei suoi badanti Roberto Cicutto (Cinecittà Luce) e Piero Maccarinelli (regista teatrale). Tra gli ospiti Luca Barbareschi (che presenta un’opera di Mamet all’Eliseo) Valeria Golino, Umberto Orsini, Tilde Corsi, Mr. & Mrs. Monda e l’Elefantino che parlava fitto di (s)correttezza politica con Mamet. Da sotto il tavolo sentiamo l’autore di “Oleanna” dire che non è ancora sicuro per chi voterà alle elezioni presidenziali americane. Hillary la ritiene un’affarista un po’ losca ma di Trump, con il quale ha avuto a che fare, sbotta: “E’ un pazzo furioso (lunatic)”. Nessuno fa affari con The Donald una seconda volta. Nessuno”. La bau-bau è pazza di Mamet.

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