David Mamet (foto LaPresse)

Magnifiche rapine del dopo pranzo e matrimoni combinati via Skype

Mariarosa Mancuso
Cattivi divertenti, bulli all'opera e cani cardiopatici. Alla Festa del cinema di Roma è di classe una Festa anche per la sola presenza di David Mamet, artista supremo: commediografo, sceneggiatore, regista, produttore.

HELL OR HIGH WATER di David McKenzie
Pranzo, ricca mancia alla cameriera, e via a rapinare la banca dirimpetto. Lo fanno due fratelli, un dilettante e un professionista, per salvare il ranch di famiglia (la mamma ha fatto testamento a favore dei nipoti, per dire quanto poco si fida dei rampolli). Dalla parte della legge stanno il quasi pensionato Jeff Bridges e un messicano-pellerossa. Magnifico, divertentissimo, volendo anche politico: i cattivi si nascondono dietro gli sportelli delle banche.

 



 

MARIA PER ROMA di Karen Di Porto
Piccolo, indipendente, fatto per gli amici. Il titolo lo capiscono solo i romani, noi ce lo siamo fatti spiegare: vale per “impresa difficile, con un sospetto di inutilità”. La protagonista – generazione airbnb, gestisce chiavi e check in per un’agenzia che affitta appartamenti – vede gente e fa cose. Morettianamente, mentre cerca di lavorare come attrice. Con il cane cardiopatico Bea. Molto più a fuoco della protagonista, che rimane un mistero. O una figurina di carta, fate voi.

 



 

NOCES di Stephan Streker
Pachistani emigrati in Belgio. La figlia vorrebbe vivere come le ragazze della sua età. Il fratello sembra civile e complice (ma ha una sua agenda segreta). La madre combina matrimoni. I promessi sposi fanno conoscenza via Skype – “dobbiamo adattarci ai tempi moderni”, sostiene. Il padre gestisce il negoziato, e non vuol perdere la faccia: accadrebbe se la figlia rifiutasse il matrimonio. Il lieto fine è escluso.

 


 

SING STREET di John Carney
Film musicale che vince non si cambia. L’irlandese ripropone la stessa formula da “Once”, il film indipendente che lo lanciò. Il ragazzino maltrattato dai bulli vuole far colpo su una ragazza, scrive canzoni e mette su un gruppo (siamo negli anni 80, tra Spandau Ballet e Duran Duran, girano anche i video in stile Mtv). Qualche difficoltà di percorso, ma mai troppe. Qui la musica salva la vita – e vendica la scuola dei preti. Mica siamo in “Whiplash” di Damien Chapelle dove ai batteristi sanguinano le mani.

 



 

Mariarosa Mancuso
 


 

E’ di classe una Festa anche per la sola presenza di David Mamet, artista supremo: commediografo, sceneggiatore, regista, produttore. All’Incontro con Antonio Monda, l’autore di 15 film e numerosissime commedie e copioni (tra cui “Glengarry Glen Ross” e “Le cose cambiano”) è entrato sul palco con un cappello in testa. “Passeggiavo per Roma sotto la pioggia e ho comprato un borsalino, come quello che portava il grande Al Capone. Lo porto con la tesa alzata davanti proprio come lui”. “A Chicago amiamo i nostri gangster. I miei nonni ebrei croati dicevano di aver conosciuto Al Capone. Spero sia vero”. Parte una clip da “Phil Spector” con Al Pacino nel ruolo dell’immenso discografico (suo “The Wall of Sound”, l’approccio wagneriano che ha rivoluzionato il rock & roll) finito in galera per omicidio. In un monologo, Spector-Pacino elenca i casi in cui una celebrità resta tale a vita, tra cui: “…oppure come Gesù Cristo perché ti sei montato la testa, ed è per questo che l’hanno ucciso”. Dissacrante e indimenticabile. Monda gli chiede come crea i suoi personaggi. “Aristotele scrive che il personaggio sono le sue azioni: ‘Character is action’. Tu scrivi quello che fa, e crei il personaggio; poi l’attore fa il resto”. I suoi copioni per “Gli intoccabili” di Brian De Palma, e “Il verdetto” di Sidney Lumet sono considerati sceneggiature perfette. “Scrissi ‘Il verdetto’ per i produttori di Robert Redford cui non è piaciuta la sceneggiatura. Lo fanno riscrivere da un’altra, poi Redford si ritira e subentra Lumet. Gli mando la versione mia e s’innamora; ma non avevo scritto il verdetto finale perché mi pareva fin troppo ovvio con quel titolo. Lumet mi dice ‘Cresci ragazzo: scrivi il verdetto, cazzo!’”. “Hitchcock diceva ‘Se giri un film a Parigi, per l’amor di Dio fai vedere la Tour Eiffel!’”. Monda gli chiede se Harold Pinter è stato un modello. “Io scrivo in modo molto diverso; però ha inventato un modo tutto nuovo di scrivere i dialoghi delle interazioni umane; era un’ispirazione, non una guida”. Su Hollywood: “Faccio un provino a Kristin Bell per il thriller politico ‘Spartan’. Le assegno la parte e dopo la accompagno alla sua auto. Noto che l’attrice ha un’espressione tristissima; mi rendo conto con orrore che lei pensa di dovermi scopare in cambio del ruolo”.

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