Una delle “stanze del silenzio” chiuse in Germania, quella dell'Università di Francoforte

Il divino multiculti arredato Ikea

Giulio Meotti
In Germania chiuse le “stanze del silenzio”. Così finisce il sincretismo

Roma. Era stato annunciato come un esperimento di condivisione multiculturale di fronte all’arrivo di centinaia di migliaia di migranti da integrare nella società tedesca e nelle sue gloriose università. L’Università di Dortmund aveva aperto una sala di preghiera interreligiosa e si era data delle regole, che piacciono sempre ai tedeschi. L’avevano chiamata “raum der stille”, la stanza del silenzio, sorta in tante università della Germania in questi due anni. Appena venti metri quadrati, le pareti dipinte di verde, un tappeto rosso, due divani, due sedie, una libreria Ikea. Minimalismo da dio unico. Spazio rigorosamente “neutrale”. Lo trovi nelle università di Berlino come di Brema. Studenti di ogni fede, cristiani, ebrei, buddisti e musulmani, potevano trovare lì un punto di raccoglimento, lasciando fuori un po’ della loro identità per far spazio a quella di tutti. Ma non è andata benissimo.

 

Due giorni fa l’annuncio: “Il tentativo di creare una stanza del silenzio non religiosa ha fallito”, ha detto Eva Prost, l’addetto stampa dell’Università di Dortmund. “Non ritenteremo”. Molti studenti si sono lamentati di essere stati segregati da altri studenti musulmani nella parte più piccola della stanza, assieme alle donne. Copie del Corano erano disposte nella stanza, quando l’accordo, affisso sulla porta d’ingresso, vietava espressamente i simboli religiosi. Studenti musulmani avevano intimato alle donne di indossare il velo e di rinunciare al provocante profumo. All’Università di Bochum, la “sala di meditazione” è stata chiusa a causa della presenza di salafiti. Anche la “sala di preghiera” all’Università di Essen, che era stata pubblicizzata come “un luogo di tolleranza e di coesistenza pacifica”, è stata chiusa. “Dal momento che le sale di preghiera vengono utilizzate solo da un gruppo religioso” ha detto il Rettorato, e non è difficile immaginare quale dio venerasse quel gruppo. E’ andata meglio finora all’Università Goethe di Francoforte, dove la “casa del silenzio” resiste, ma grazie al fatto che si è deciso di legittimare la preghiera separata fra uomini e donne. In pratica, l’adozione della sharia. La Germania non è affatto nuova a esperimenti di sincretismo.

 

[**Video_box_2**]La chiesa evangelica di Königshardt-Schmachtendorf a Oberhausen si è appena offerta alle autorità per ospitare un certo numero di migranti. E per evitare di apparire “offensiva” nei confronti dei musulmani, la chiesa ha dismesso il fonte battesimale e le croci. A Petriplatz, nel centralissimo quartiere Mitte di Berlino, sorge la “House of One”, un edificio ecumenico unico in Europa: una moschea, una chiesa e una sinagoga sotto lo stesso tetto. L’edificio è stato edificato sulle macerie della vecchia chiesa di San Pietro, a testimoniare il passaggio di testimone. Lo chiamano “amalgama religioso”. Purtroppo finisce sempre con una chiesa trasformata in sexy shop e con la nascita di una nuova moschea. Come nella scicchissima “raum der stille”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.