Foto Pixabay

Ferragosto tra le sbarre

In tempi di “buttare la chiave” l’iniziativa del Partito Radicale vale di più

Il ministro Guardagalere Alfonso Bonafede, quello secondo cui l’unico modo per scontare una pena è il carcere, probabilmente toglierà il disturbo, comunque vada la faccenda del governo. Il dottor Davigo, quello secondo cui esistono solo colpevoli che non sono ancora stati acciuffati, si può sperare che avrà meno influenza sulle linee di condotta di Via Arenula. Ma il rischio che al ministero della Giustizia, prima o poi, finisca un amico fidato di Matteo Salvini, quello dei “lavori forzati” e delle chiavi da buttare via (a quest’ora avrà riempito una discarica), resta forte. Eppure, di carcere, di riforma delle carceri, della loro efficacia ai fini della sicurezza della collettività, o anche solo delle condizioni di vita e salute dei sessantamila reclusi negli istituti penitenziari su cinquantamila posti disponibili (dati del ministero al 31 luglio) non si parla più. O meno di prima. Nonostante i 28 detenuti (fonte Antigone) suicidatisi dalla fine dell’anno. Così è anche più che doveroso sottolineare l’importanza della consueta testimonianza civile e politica radicale di agosto sulle carceri. “Ferragosto in carcere” è il nome dell’iniziativa promossa dal Partito Radicale in tutta Italia, in collaborazione con l’Osservatorio sulle carceri dell’Unione Camere penali, che con una mobilitazione speciale di oltre trecento persone quest’anno entrerà in circa settanta istituti penitenziari in tutte le regioni. Lo scopo? “Incontrare i detenuti e il personale che svolge la propria attività lavorativa per conoscere meglio le condizioni di ogni struttura carceraria”, spiegano. O, per dirla con Rita Bernardini, perché è in questi palazzi che si può capire “il grado di civiltà di un paese”. Non sarà solo il giorno di ferragosto, le visite – molti i parlamentari, molti i garanti dei detenuti – dureranno quattro giorni, dal 15 al 19 agosto. Un modo per non dimenticare, nemmeno nei giorni in cui è bello dimenticarsi di tutto, che la giustizia è un bene centrale di una democrazia.

Di più su questi argomenti: