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Le Olimpiadi a Milano e Cortina possono essere un vaccino al sovranismo

Mattia Mor

I Giochi olimpici rappresentano la voglia di guardare avanti, di dinamismo, di rimboccarsi le maniche per far ripartire un'Italia che sembrava aver smesso di credere in se stessa

L’assegnazione delle Olimpiadi 2026 a Milano e Cortina è una festa per tutta l'Italia. Una festa di sport, ma soprattutto un’occasione di lavoro, sviluppo, partecipazione, visibilità internazionale. Le Olimpiadi a Milano e Cortina possono davvero rappresentare una svolta economica per un Paese oggi purtroppo inchiodato alla stagnazione a causa delle disastrose scelte di un governo capace solo di bloccare tutto.

 

Si bloccano le grandi opere perché così è più facile e ci sono meno responsabilità e meno probabilità di scontentare qualcuno, perché così si può continuare a lisciare il pelo a un elettorato sempre insoddisfatto, incattivito dalla mancanza cronica di fiducia nel futuro, frustrato dalle continue aspirine assistenzialiste che non riescono a curare il male profondo della mancanza di lavoro.

 

Ecco invece che cosa rappresentano i Giochi invernali 2026, come tutti i grandi eventi: la voglia di guardare avanti, di dinamismo, di tirare fuori la testa dai social network dell'odio improduttivo e rimboccarsi le maniche per far ripartire un'Italia che sembrava aver smesso di credere in se stessa.

 

Da ieri si volta pagina: ed è solo per merito delle tante persone che hanno creduto sin dall'inizio nella candidatura di Milano e Cortina, le istituzioni in primis ma poi i tantissimi cittadini che si sono impegnati in prima persona per testimoniare il sostegno a questa bellissima avventura.

 

Ho toccato con mano la voglia di farcela di decine di migliaia di italiani, per la precisione dei 14.385 firmatari dell'appello che abbiamo lanciato con HoSceltoMIlano, il Comitato civico che ho fondato e che presiedo, proprio per sostenere questa sfida: hanno aderito migliaia di persone e personalità della società civile e politica, trasversale ai partiti, da Matteo Renzi a Roberto Maroni, da Fiona May a Maria Elena Boschi, da Brunello Cucinelli a Martina Colombari, da Fedele Confalonieri a Carlo Calenda, da Demetrio Albertini a Luciano Fontana. Ma è stata soprattutto l’adesione di migliaia di donne e uomini che credono che il futuro della nostra città e del nostro Paese si basi sul fare, sulla progettualità, sullo sviluppo sostenibile, sul dinamismo imprenditoriale e professionale, sulla collaborazione tra il pubblico e il privato, l’associazionismo e il volontariato.

 

Abbiamo lanciato questo appello per far sentire al Comitato Olimpico il sostegno dei cittadini ad un evento così importante per lo sviluppo e il futuro delle nostre Regioni e del nostro Paese, pronti ad accogliere il mondo e di offrire ad atleti, media, volontari ed appassionati le proprie migliori caratteristiche di inclusione, saper vivere italiano, internazionalità ed operosità.

 

È la vittoria dell'Italia che guarda avanti rispetto a quella che vede il mondo dallo specchietto retrovisore, al netto di improvvisi cambi di idea a seconda della convenienza politica del momento: penso alle giravolte di Salvini, che nel 2014 accusava Renzi di essere un pazzo da ricoverare per volere le Olimpiadi e oggi esulta, mettendo il cappello su un lavoro per cui non ha mosso un dito, o al Movimento 5 Stelle, i re incontestati del No ideologico a tutto, che dopo aver condannato Roma e Torino alla perdita di una occasione fondamentale di sviluppo, si affrettano a celebrare il successo italiano.

 

Penso solo allo stato in cui è purtroppo ridotta la Capitale e a quanto poteva aiutare un vantaggio economico come quello delle Olimpiadi, rifiutate con sdegno dalla Raggi: pensate a come poteva tornare viva e attiva questa città imbavagliata dall'incuria di un'amministrazione del tutto incapace.

 

I numeri del ritorno economico dei Giochi 2026 li hanno forniti le due università di Milano e Venezia, Bocconi e Ca' Foscari: ci sono in ballo 4,5 miliardi di pil in più e 36 mila nuovi posti di lavoro a tempo pieno.

 

Eppure c'era chi non le voleva, come non vuole la Tav, le infrastrutture, il lavoro, i negozi aperti la domenica e la stampa libera per raccontare tutto questo. Vogliono ridurre l'Italia a un enorme divano e farci vedere il mondo dai loro profili Facebook. Si riempiono la bocca con la parola “lavoro” ma avversano i progetti e gli investimenti che possono metterlo in moto.

 

La vittoria delle Olimpiadi può essere la prima vera battuta d'arresto di questo tragico mondo sovranista; il miglior augurio che possiamo farci, ognuno di noi, è che la voglia di crescita e avanzamento del paese li mandi presto a casa.

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