Roma chiede aiuto per gestire gli sgomberi
"Serve un approccio di sistema, il Comune da solo non può farcela. Anche le associazioni devono cercare di bloccare gli arrivi di nuovi migranti". Parla Laura Baldassarre
Sgomberati prima dal Baobab e poi di nuovo da piazzale Spadolini. I migranti senza dimora che vivono nella Capitale sono ancora in cerca di un riparo, dopo che nell'ultima settimana l'azione combinata di Matteo Salvini e Virginia Raggi ha lasciato alcune decine di persone senza un posto dove stare. Altre 27 occupazioni dovrebbero essere sgomberate prossimamente, secondo quanto ha detto Salvini, e alcune di queste riguardano strutture dove vivono centinaia di migranti. Per Laura Baldassarre, assessore alla Persona, Scuola e Comunità solidale del Comune di Roma, serve un'azione combinata tra le istituzioni e la collaborazione delle associazioni per gestire gli sgomberi che riguardano migranti e richiedenti asilo. "Dobbiamo cercare di bloccare gli arrivi e rafforzare il sistema dell'accoglienza. Ma il Campidoglio da solo non può farcela", ci ha detto Baldassarre alla presentazione dell'Atlante Sprar dell'Anci, giovedì scorso.
Come farà il Comune di Roma a gestire gli sgomberi concordati con il prefetto e annunciati dal ministro Salvini?
Roma Capitale da sola non ce la può fare. Il tema è condiviso con tutte le istituzioni. Abbiamo situazioni molto delicate, in posti pericolosi per chi ci vive e per i territori circostanti, che dobbiamo risolvere. Rispondere agli “enne” sgomberi che saranno programmati si può fare solo se tutte le istituzioni concorrono e fanno la loro parte.
Uno dei prossimi sgomberi è quello dell’ex fabbrica Penicillina a San Basilio. La situazione è complicata, come la gestirete?
E’ in corso un censimento che viene fatto dal municipio insieme al dipartimento politiche sociali per individuare le fragilità e poi fare delle proposte di sistemazione. Su questo punto abbiamo chiesto l’aiuto della Regione.
Oltre alle persone fragili che riuscirete a prendere in carico ci sono anche un numero di migranti irregolari, senza documenti o con i documenti scaduti. Salvini dice che li rimpatrierà, ma intanto restano in giro per Roma.
Il tema è molto importante. Anche perché gli irregolari fragili vanno comunque assistiti. A riguardo siamo preoccupati. La valutazione che abbiamo fatto insieme agli altri comuni è che con il decreto Sicurezza in discussione ci sarà un aumento degli irregolari, dovuto alle protezioni umanitarie che non ci saranno più e ai richiedenti asilo a cui verrà negato l’accesso al sistema degli Sprar. Solo a Roma 1.059 persone uscirebbero da questo sistema di accoglienza. Noi speriamo che la scelta di diminuire la dimensione degli Sprar possa essere compensata da strumenti per gestire queste persone. Altrimenti l’illegalità aumenterà e anche i costi a carico dei servizi sociali delle amministrazioni.
Si pensa a una ricollocazione fuori città dei migranti sgomberati o Roma ha strutture sufficienti per accogliere anche in via temporanea chi si ritrova per strada?
Noi stiamo lavorando per un rafforzamento del sistema di accoglienza, come quello che è stato utilizzato per offrire assistenza ai migranti sgomberati vicino la stazione Tiburtina [il Baobab, ndr]. Abbiamo un sistema di sostegno socio alloggiativo che prende in carico le persone più fragili e i nuclei familiari e li accompagna all’autonomia, ma deve essere rifinanziato. La Regione Lazio ci ha dato buone notizie, nel senso che c’è stata un’apertura. Dobbiamo avere un approccio di sistema: a Roma ci sono 90 immobili occupati, una stima di 10mila persone. Da solo il Comune non può farcela.
L’ultimo comunicato del suo assessorato dopo lo sgombero del Baobab parla di 139 persone accolte dalla Sala operativa sociale del Comune. Altre decine sono ancora per strada. Sapete dove si trovano?
Alcuni si sono allontanati. Alcuni non hanno accettato l’accoglienza proposta. Le dichiarazioni di qualche giorno fa dei volontari del Baobab che fanno riferimento a una sessantina di persone ancora per strada dovrebbero essere chiarite. Evidentemente si tratta di nuovi arrivi. Il problema è che le associazioni devono fare la loro parte e cercare di bloccare gli arrivi. Così non è sostenibile, dobbiamo bloccare questo flusso di persone.