Da sinistra il nuovo direttore della Polizia postale, Nunzia Ciardi, il ministro Marco Minniti e il capo della Polizia, Franco Gabrielli (foto LaPresse)

Ora anche Minniti ha il suo “bottone rosso”. Contro le fake news

Luca Gambardella

Il ministro presenta il piano del governo contro le bufale in rete: “Nessun Grande Fratello, solo un servizio pubblico per i cittadini”

“Nessun Grande Fratello”, solo “un servizio pubblico per i cittadini”. Dopo le polemiche sulla nuova iniziativa del Viminale per combattere le fake news, inaugurata oggi, è il ministro dell'Interno Marco Minniti a ridimensionare la battaglia alle notizie false. Al fianco del capo della Polizia, Franco Gabrielli, e del nuovo direttore della Polizia postale, Nunzia Ciardi, il ministro dell'Interno prova a placare le polemiche sul nuovo sistema “di segnalazione istantanea delle fake news”. “Nulla di nuovo”, ammette lo stesso ministro che risponde così a chi, prima ancora della presentazione del piano, ha lanciato l'allarme (“Quando la propaganda promana da un dicastero come il ministero dell'Interno, e utilizza un corpo come la Polizia di Stato, il segnale è ancora più allarmante”, ha scritto il Fatto quotidiano).

 

Ma il piano presentato al Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (CNAIPIC) sembra piuttosto un primo, timido passo dell'Italia per dotarsi di uno strumento nella guerra alla controinformazione. Nessuna nuova legge, innanzitutto, perché “le normative si fanno a parte”, ha detto Minniti. Dopo qualche proclama di Matteo Renzi, il disegno di legge presentato dal Pd e redatto dai senatori Zanda e Filippin è rimasto un annuncio. La legislatura nel frattempo è arrivata alla fine e qualunque ipotesi di intervento legislativo è svanita. All'estero invece la questione delle fake news comincia a essere affrontata con strumenti molto più decisi. In Germania dal 1° gennaio è entrata in vigore una legge ad hoc, che in realtà ha creato non pochi cortocircuiti, con risultati concreti ancora tutti da verificare. In Francia, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato che presto presenterà una iniziativa legislativa molto simile. In entrambi i paesi, non mancano le polemiche di chi accusa i governi di Merkel e Macron di ledere la libertà di espressione censurando in modo automatico i commenti bollati col marchio di fake news.

 

Sia a Berlino che a Parigi il governo ha ammesso che i provvedimenti adottati hanno come chiaro intento quello di monitorare i contenuti condivisi online con particolare attenzione per i periodi elettorali. I casi recenti di attacchi hacker durante le elezioni in Germania e in Francia, in particolare provenienti dalla Russia, sono lì a testimoniare che la disinformazione agisce con efficacia soprattutto in tempo di elezioni. Anche Minniti lo ha riconosciuto e il comunicato stampa diffuso dalla Polizia postale parla dell'esistenza di conclamate “campagne di disturbo”. “Questo nuovo sistema lo ritengo paragonabile a quello fornito dai poliziotti che difendono i seggi nel giorno delle elezioni”, dice il ministro. “Dobbiamo aiutare il cittadino a orientarsi” nell'universo delle informazioni condivise in rete, fornendo un “servizio di assistenza” per districarsi tra le trappole delle notizie false.

 

Il servizio si articola in diverse fasi: un utente che trova in rete una notizia che a suo avviso non è veritiera la segnala sul portale della Polizia postale (il sito è www.commissariatodips.it), cliccando su un pulsante rosso: “il red button anti fake news”. Il sistema è piuttosto semplice, basta inserire la propria mail, il link alla notizia considerata sospetta e poche righe che spiegano il contenuto segnalato. Dal Commissariato “virtuale”, il link passa alla sala operativa, composta da 50 agenti che verificano il materiale. Questa è la fase più importante, perché qui la polizia decide se “una notizia è palesemente falsa oppure no”. Solo nel caso in cui lo sia, gli agenti intervengono verso il provider per chiedere se questa possa essere rimossa o chiedendogli di mettere meglio in evidenza l'esistenza di eventuali smentite da parte di chi è interessato in modo diretto dalla notizia in esame. Solo nel caso di reati, la polizia gira l'informazione alla procura della Repubblica e si avvia un procedimento penale.

  


Il “red button” anti fake news 


  

La gestione del piano, che intende scovare solamente quelle “notizie manifestamente infondate”, assicura “trasparenza e verificabilità”, spiega ancora Minniti, che nega qualunque coinvolgimento diretto del Viminale. “In genere di cyber defence se ne occupano i servizi segreti – aggiunge – e ritengo importante invece che di fake news ora si occupi la polizia, con un'attività che chiunque può monitorare sul sito”.

“Non è nient'altro che un'attività già svolta dalla polizia ieri, che continua a svolgere oggi e che porterà avanti anche domani”, ribadisce Minniti. In Italia il Grande Fratello, insomma, può attendere. Per ora accontentiamoci del “red button anti fake news”.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.