il processo

Ilaria Salis resta in cella: no ai domiciliari. A Budapest diversi parlamentari dell'opposizione

Nuova udienza del processo per l'attivista accusata di avere aggredito tre militanti di estrema destra. L'avvocato: "Minacciati da estremisti fuori dal tribunale". Sulle indiscrezioni di una candidatura con i dem Tajani commenta: "Lo scontro politico non favorisce la signora"

Video Ansa

Ilaria Salis torna in aula a Budapest, dove è detenuta da 13 mesi con l'accusa di avere aggredito tre militanti di estrema destra, e come nell'udienza del 29 gennaio è accompagnata da un'agente che la guida con una catena, manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie. Ad assistere al processo c'è una delegazione di parlamentari italiani oltre che un gruppo di legali e amici della donna. 

I giudici hanno deciso che Salis resterà in cella: il tribunale di Budapest ha respinto la richiesta di passare ai domiciliari in Ungheria, presentata dai legali della trentanovenne. 

“Uno schiaffo irricevibile ai diritti di una persona detenuta, di una nostra connazionale. Ci aspettiamo che il governo di Giorgia Meloni reagisca, subito", è il commento della segretaria del Pd Elly Schlein, che secondo alcune indiscrezioni riportate da Repubblica questa mattina e non smentite starebbe ragionando insieme a un gruppo di fedelissimi su una possibile candidatura di Salis alle europee. "Eviterei di politicizzare il caso", ha commentato a tal proposito il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, stamattina. "La pressione politica rischia di provocare una reazione" e "lo scontro politico non favorisce la signora Salis. Mi preoccupa la cittadina, non se la vogliono candidare o per chi vota", ha aggiunto il vicepremier.  

   

In tribunale a Budapest sono presenti diversi parlamentari dell'opposizione. "Ilaria Salis non potrebbe far male a una mosca né fuggire in nessun modo da quest’aula di tribunale a Budapest: noi stessi ci muoviamo a stento, data la folla che è assiepata qui dentro", racconta su Twitter il deputato di Italia Viva Ivan Scalfarotto postando alcune foto che mostrano l'insegnante milanese legata alle mani e ai piedi. "Se l’imputata è attaccata a un guinzaglio è solo per esercitare una vessazione, per imporre su di lei un potere coercitivo in una modalità non necessaria e ridondante. Questo è tutto il contrario dello Stato di diritto e nella nostra Unione Europea nulla di tutto questo dovrebbe mai verificarsi", aggiunge. 

 

 

L'avvocato Eugenio Losco ha denunciato che arrivando in tribunale sarebbe stato indimidito da cinque o sei persone. "Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese," ha detto l'avvocato all'Ansa. "Ci hanno fatto delle riprese con i telefonini, ci hanno ripreso e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando", ha proseguito Losco. Losco era insieme a una quindicina di persone italiane, tra cui il fumettista Zerocalcare, oltre a esponenti di Giuristi democratici. Erano neonazisti, gli chiede un cronista: "Fisicamente l'appartenenza potrebbe essere quella", ha risposto l'avvocato. 

 

 

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