Arco della Pace a Milano dopo il blitz di Ultima Generazione - Foto Ansa

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Ultima Generazione non attira attenzione sul clima, ma sui monumenti dimenticati sì

Claudio Sagliocco

L'ultimo blitz degli "artivisti" all'Arco della Pace di Milano ha fatto riscoprire ai cittadini la "Bellezza". Occorre ringraziarli

Continuano le artistoidi proteste di Ultima Generazione. Dopo l’imbrattamento del monumento milanese a Vittorio Emanuele II lo scorso marzo (la cui pulizia è costata circa 30 mila euro), è stato preso di mira anche l’Arco della Pace. Lo stile è il medesimo, certamente dovuto a una grande ammirazione per Pollock e tutto l’espressionismo astratto. Solo il colore è cambiato, gli “artivisti” stavolta hanno optato per un arancione bruciato tendente all’ocra (per maggiore precisione sulla tonalità chiedere a Giambruno)

La pulitura sarà nuovamente più lenta e costosa di quanto previsto dai giovani attivisti, che sono però convinti di agire per un bene superiore, per delle leggi non scritte, come Antigone contro Creonte. Eppure la loro strategia sembra fallimentare se non addirittura controproducente, poiché la maggior parte dell’opinione pubblica, lungi dal prendere coscienza sulle tematiche del cambiamento climatico (e in questo caso anche sulla guerra) e dallo schierarsi quindi dalla loro parte, si costerna, s’indigna e li condanna con gran facilità. Se è vero che scandalizzare è un diritto ed essere scandalizzati un piacere (ah, Pier Paolo!), il moralismo degli italiani è inscalfibile e questi si schiereranno sempre – con una buona dose di retorica vuota che inneggia alla “Bellezza” – dalla parte del proprio patrimonio artistico (salvo poi chiudere un occhio davanti alle brutture che continuano a devastare il paesaggio italiano). Si tratta quindi di una battaglia persa fin da subito.

Scorrendo il manuale di storia dell’arte qualche paragrafo oltre Pollock, gli attivisti scopriranno la land art e l’artista Christo, che copriva i monumenti e i paesaggi con grandi impacchettamenti. Egli nascondeva per accentuare, celava per mostrare, un’operazione filosofica che fece anche col monumento a Vittorio Emanuele II a Milano. Quello dell’artista bulgaro è solo uno degli esempi che dimostrano come si possano usare le opere d’arte anche in maniera strumentale per delle buone cause, come in questo caso, ma senza danneggiarle. Bisogna riconoscere però che queste operazioni hanno un legame inaspettato proprio con le opere di Christo. Esse ci mostrano monumenti che spesso ignoriamo, nonostante siano sotto i nostri occhi quotidianamente. Perché come scriveva Robert Musil “la cosa più strana dei monumenti è che non si notano affatto. Nulla al mondo è più invisibile. Non c’è dubbio tuttavia che essi sono fatti per essere visti, anzi, per attirare l’attenzione”. Ringraziamo quindi Ultima Generazione per questa inconsapevole attività divulgativa sui nostri ignorati monumenti, magari ora che finalmente li vediamo potremo studiare quei personaggi posti sui piedistalli e, eventualmente, metterli in discussione.

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