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Il commento

La metropolitana a Roma è un esperimento sulla relatività dello spazio (e del tempo)

Salvatore Merlo

Spostarsi con la metro nella capitale è come vivere dentro a un racconto di Asimov, tra inganni orari e di destinazione. Il sospetto è che ci siano dietro gli alieni (e il sindaco)

C’è un racconto di Asimov nel quale si scopre che le barzellette sono un esperimento alieno in corso da migliaia di anni: raccolti tutti i dati, gli alieni si ritirano e le barzellette non fanno più ridere. Ora, gli autobus e le metropolitane di Roma non fanno ridere bensì piangere, tuttavia non è del tutto da scartare l’ipotesi che siano anch’essi un esperimento alieno che riguarda la percezione umana dello spazio e del tempo. Mettiamo di ritrovarci sulla linea B, fermata Cavour. Ecco il pannello che annuncia il prossimo treno: “Treno in arrivo tra 5 minuti”. Passano 4 minuti sul nostro orologio, ma sul tabellone è passato un solo minuto: “Treno in arrivo tra 4 minuti”. Sicché nella metro di Roma, alla fine, 5 minuti durano 20 minuti. E il treno passa con la stessa frequenza del Frecciarossa per Milano.

Se Einstein fosse vissuto abbastanza da visitare la Roma di Roberto Gualtieri ne sarebbe stato galvanizzato: lo spazio e il tempo non soltanto rappresentano un unico continuum quadridimensionale, ma sono pure senza dubbio “relativi”. D’altra parte, per capirlo, basta salire anche su l’altra linea della Metro, quella A, quando al mattino annuncia “prossima fermata Subaugusta” mentre in realtà sei a Barberini. Quel sobbalzo, quegli sguardi di panico tra i passeggeri sono la reazione gretta di chi non si rende conto di quale privilegio sia poter contribuire al progresso della fisica quantistica: lo spazio-tempo si piega, si flette. Siamo dunque grati al sindaco Gualtieri. Tuttavia, se egli è un alieno come nel racconto di Asimov, vorremmo anche sapere quando pensa di prendere l’astronave e di ritirarsi su Marte.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.