Criticare il Papa si può, la geopolitica non è un dogma

Se in Italia vige un rispetto assoluto per le posizioni del Pontefice, all'estero le critiche alle affermazioni di Francesco sulla guerra russo-ucraina non mancano. E sono quasi tutte di matrice liberal

Matteo Matzuzzi

Mentre in Italia il cordone di sicurezza è composto da chi dice che il Papa non ha mai auspicato la resa ucraina e da chi, eroicamente, sostiene che il cardinale Parolin nella sua intervista è perfettamente in linea con il pensiero del Pontefice, più si esce dall’orbita vaticana e più le cose appaiono semplici: sulle questioni di geopolitica, il Papa non è per niente infallibile

“Dopo aver a lungo cercato di tenere Davide e Golia a eguale distanza, con l’idea di restare un arbitro efficace tra i belligeranti, Francesco chiede a Davide di gettare via la sua fionda”. Usa una metafora biblica il giornalista e scrittore francese Michel Cool nel suo editoriale sulla Croix. Cool ha una lunga esperienza in tematiche religiose e ha curato pubblicazioni sul pensiero (tra gli altri) di Carlo Maria Martini, Luis Antonio Tagle e José Tolentino de Mendonça. Tanto per capire il suo orientamento, tutt’altro che lontano dall’agenda di Francesco. Eppure, non si fa troppi problemi a criticare “la formulazione goffa e poco diplomatica” del Papa sulla crisi russo-ucraina. Cool scrive che “forse questo Papa latinoamericano, così taciturno nell’arcivescovado di Buenos Aires e così loquace sul trono di Pietro, nella circostanza ha difettato di prudenza sull’esempio di Paolo VI e di fermezza su quello di Giovanni Paolo II”.

   

Sul National Catholic Reporter, bibbia del cattolicesimo liberal americano, Michael Sean Winters ha scritto un editoriale che già nel titolo fa capire il senso dell’articolo: “Sull’Ucraina il Papa si sbaglia di grosso”. Dopo l’attestato di stima al Pontefice, Winters si domanda: “C’è qualche dubbio sul fatto che Putin e i suoi compari useranno l’espressione papale sulla ‘bandiera bianca’ nella loro propaganda? George Orwell ha diagnosticato questo problema molto tempo fa: in certe situazioni, il pacifismo è oggettivamente pro fascista. La guerra in Ucraina è una situazione del genere”.

 

Sono due esempi tra i molti che si potevano citare di come la stampa internazionale guardi in maniera ben diversa all’incidente papale di sabato scorso. Mentre in Italia il cordone di sicurezza è composto da chi dice che il Papa non ha mai auspicato la resa ucraina e da chi, eroicamente, sostiene che il cardinale Parolin nella sua intervista è perfettamente in linea con il pensiero del Pontefice, più si esce dall’orbita vaticana e più le cose appaiono semplici: sulle questioni di geopolitica, il Papa non è per niente infallibile. E quindi può essere criticato, senza il timore di reprimende o di lesa maestà.

 

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.