foto Ansa 

Nessuna sorpresa del Papa al concistoro

Cardinali congedati dopo la due giorni di confronto. Poco spazio al dibattito, diversi i problemi sollevati

Matteo Matzuzzi

Francesco, alla fine delle riunioni, ha ribadito che il cammino sulla sinodalità andrà avanti come impostato

Roma. Con la messa presieduta dal Papa in San Pietro, ieri pomeriggio, si è concluso il concistoro che ha visto quasi duecento tra cardinali e patriarchi discutere della riforma della curia entrata in vigore lo scorso 5 giugno. Alla fine, di tempo per la discussione ne è rimasto ben poco, considerando che una sessione è stata dedicata al Giubileo del 2025. I cardinali che si sono presentati davanti ai microfoni e ai taccuini hanno (ovviamente) lodato l’iniziativa, sottolineando il “clima fraterno” e i bei momenti passati assieme. Entrando più nel merito, però, anche i più entusiasti non hanno saputo ben dire quali siano i risultati tangibili della due giorni a porte chiuse, se non un generico impegno ad approfondire le questioni più delicate e critiche della costituzione apostolica Praedicate evangelium. Il Papa, alla fine, è tornato sulla sinodalità, spiegando che è un percorso inaugurato da Paolo VI e che continuerà con sempre maggiore forza. Di certo, e in non pochi l’hanno sottolineato, è stata una buona occasione per conoscersi e per vedere volti mai visti prima d’ora dalle parti del Vaticano.

 

Quanto a uno dei temi sollevati lunedì in Aula, e cioè se la fonte della giurisdizione è il sacramento dell’ordine o è la potestà suprema del Papa, diversi porporati segnalavano che paradossalmente quanti sostengono che a vincere sia la potestà papale (e che quindi i laici possano essere posti in posizioni apicali) stanno sostenendo che il Concilio  – che invece fissava il fondamento nel sacramento dell’ordine – si è sbagliato.  Un corto circuito che il concistoro non ha risolto ma che prevedibilmente tornerà in discussione nei prossimi mesi. Un cardinale europeo ha chiesto che sia chiarito in modo inequivocabile che sulle questioni dottrinali i laici non possano intervenire, mentre un altro (sempre europeo) ha denunciato un “positivismo papalistico che ridicolizza la Chiesa”, aggiungendo che andrebbe fatta attenzione “nell’attribuire l’infallibilità a ogni atto papale”. Congedate le eminenze, la riforma entra ora nel vivo. Settembre potrebbe essere il mese delle nomine ai vertici dei dicasteri, considerato anche l’alto numero di porporati che hanno superato abbondantemente il limite (non vincolante) dei 75 anni d’età. Tutto, come sempre, è in mano al Papa.

Di più su questi argomenti:
  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.