Foto LaPresse

Papa Francesco cala subito il jolly in Cile

Redazione

Nel tentativo di allentare la tensione, il Pontefice affronta la questione pedofilia

Il Papa affronta subito, fin dal primo discorso pronunciato in terra cilena (alle 8.20 del mattino), il tema più insidioso dell’intera spedizione: i casi di abusi sessuali da parte di membri del clero su minori. E’ fresca la storia di padre Fernando Karadima, condannato dalla congregazione per la Dottrina della fede a ritirarsi in solitudine e preghiera per il resto dei suoi giorni. Ed è ancora più attuale la vicenda di mons. Juan Barros, il vescovo di Osorno già discepolo di Karadima accolto in diocesi da lancio d’oggetti, insulti, minacce.

 

“Non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da parte di ministri della chiesa”, ha detto Francesco al Palazzo della Moneda, con la presidenta Michelle Bachelet seduta al suo fianco.

 

Anche oggi sono proseguite le proteste, con il tentativo di irruzione nella cattedrale di Concepción fermato da un’unità antisommossa. Davanti a un’altra chiesa, a Santiago, è stato fatto esplodere un ordigno (è il quinto in una settimana). Più di trenta persone sono state fermate dalla polizia, alcune erano pronte a manifestare lungo il percorso che avrebbe visto transitare il corteo papale, altre erano intente ad affiggere manifesti di contestazione.

 

A rendere la situazione ancora più confusa, c’è il motivo delle proteste: alcuni – una minoranza – hanno come obiettivo direttamente il Papa, altri vogliono contestare davanti al vescovo di Roma la gerarchia episcopale cilena, incapace di porre un freno al fenomeno degli abusi (non c’è solo Karadima, ma altri ottanta sacerdoti coinvolti), e poi ci sono diversi gruppi che cercano di sfruttare la visibilità dell’evento per protestare nei confronti del governo e, più in generale, delle istituzioni. Senza dimenticare le istanze della minoranza Mapuche, che ha avuto da ridire sulla concessione di un terreno – che la popolazione indigena rivendica come suo – per la celebrazione della messa papale in programma domani a Iquique.

 

Francesco ha cercato di allentare la tensione, dicendo ai giornalisti che “per me non sarà tanto difficile nel Cile perché ho studiato lì un anno, ho tanti amici, e conosco bene”, sottolineando che invece è il Perù a essere per lui più “misterioso”. Un’altra insidia di un viaggio “non semplice”, come aveva detto alla vigilia il cardinale Pietro Parolin.

Di più su questi argomenti: