Il cardinale segretario di stato, Pietro Parolin (LaPresse)

"L'Europa è insostituibile". Firmato Parolin

Redazione

Il segretario di stato vaticano contro la “crisi culturale e religiosa del continente”

Pietro Parolin è un raffinato diplomatico prima ancora che segretario di stato di Sua Santità. Parla poco, mai a caso, ma in modo che più chiaro non si potrebbe. E’ allora interessante l’intervista che ha concesso alla rivista Il Regno. Prudenza massima con la Russia – “lo sforzo di capirsi a vicenda non significa accondiscendenza dell’uno alla posizione dell’altro, ma piuttosto un paziente, costruttivo, franco e al tempo stesso rispettoso dialogo – altrettanta con la nuova Amministrazione di Donald Trump. “Serve tempo per giudicare. Non si può avere fretta. Una nuova Amministrazione, così diversa e particolare, e non solo per motivi politici, dalle precedenti, avrà bisogno di tempo per trovare il proprio equilibrio. Ogni giudizio ora è affrettato, anche se talora può stupire proprio l’esibizione dell’incertezza”. Una linea diversa rispetto a quella che s’intravedeva nell’ultimo saggio della Civiltà Cattolica, dove la presidenza Trump era descritta come il prodotto della tremenda alleanza tra l’integralismo cattolico e il fondamentalismo evangelico. Certo, Parolin concede qualcosa alle spinte ecologiste, spera che Washington partecipi alla lotta contro il surriscaldamento climatico, ma insomma c’è di più. E’ una visione chiara, quella che emerge. Russia e Cina come priorità, ma prima di tutto Europa, che sarà pure “nonna” ma che non può essere messa da parte come un concetto vecchio e superato dinanzi alle nuove periferie inesplorate. “Il rischio è che ci si fermi all’utilizzo dell’Europa in chiave nazionale” e “il nazionalismo ha le proprie radici nella crisi culturale e religiosa dell’Europa e finisce per svuotare l’Europa dei suoi valori e delle sue ragioni. L’Europa ha una responsabilità insostituibile”.