Il carcere di San Vittore (foto LaPresse)

Carceri sovraffollate: serve rientrare nella legalità

Massimo Bordin

Il numero totale dei detenuti arrivava a 60.348 a fronte di una capienza massima regolamentare di 50.522

L’attuale ministro della Giustizia nega l’importanza, e di conseguenza la gravità, del sovraffollamento delle carceri nel nostro paese. Il ministro Bonafede piuttosto preferisce accodarsi alle tesi del nuovo responsabile del Dap, il dipartimento ministeriale che si occupa del settore carcerario, che ritiene il sovraffollamento “un falso problema”. Rita Bernardini, l’instancabile dirigente del partito radicale che si occupa della questione, ha ottenuto recentemente un colloquio col ministro e il sottosegretario Ferraresi e ha riproposto il tema che non va limitato solo a una questione di numeri ma colto nelle sue conseguenze. I numeri sono ovviamente indicativi e dicono che, a fine febbraio, il numero totale dei detenuti arrivava a 60.348 a fronte di una capienza massima regolamentare di 50.522. Con un’eccedenza di quasi diecimila detenuti è evidente come vengano a essere “inumane e degradanti”, secondo la formulazione usata anni fa in una sentenza della Corte europea che per questo sanzionò l’Italia, le condizioni di detenzione. Bernardini, e il partito radicale, sviluppano il tema ritenendo l’esecuzione della pena, inflitta in queste condizioni, apertamente incostituzionale. Il parere dell’attuale direttore del Dap non solo non può avvalersi della forza dei numeri ma entra in contraddizione con gli stessi testi ministeriali che hanno definito recentemente il sovraffollamento come “un fenomeno strutturale”, altro che “falso problema”. Su questo, nella recente riunione cui si è accennato, anche il responsabile del Dap ha finito per convenire. La questione chiave resta però trarre dalla situazione l’unica conseguenza possibile: il rientro nella legalità. Questo ha chiesto la delegazione radicale al governo ma le posizioni in merito sono rimaste distanti.

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