Rifiuti in Via dei Fulvi a Roma, il tre ottobre. Foto LaPresse

Il degrado di Roma all'ombra delle imprese gialloverdi

Massimo Bordin

Mentre il governo attira a sé i riflettori, a Virginia Raggi sfuggono di mano rifiuti, trasporti e tempi della burocrazia 

L’arrivo al governo del M5s ha messo un po’ in ombra lo stato dei comuni in cui il movimento già governa da anni. In sé questo forse inevitabile riflesso mediatico poteva anche produrre risultati positivi, specie per la Capitale dove le peripezie della giunta Raggi avevano calamitato attenzioni necessariamente critiche. Al riparo dai riflettori della stampa, tutta concentrata sulle imprese di Di Maio e Toninelli, la sindaca avrebbe finalmente potuto lavorare più tranquilla, per di più confortata dalla presenza di un governo amico. La verità invece è che in questi ultimi mesi il degrado della capitale è continuato ormai nella rassegnazione degli abitanti. I rifiuti tracimano dai cassonetti, i pochi lavori stradali sono consistiti in piccoli transennamenti subito riconvertiti in discariche, i cinghiali impazzano sulla Cassia. Mentre la sindaca ieri vantava grandi progressi tecnologici nella organizzazione dei servizi burocratici, il tempo previsto per sostituire la carta di identità nel nuovo formato viene stimato in sei mesi. Una cosa c’era di consolante. Il tradizionale sciopero dei mezzi pubblici il venerdì, una sorta di weekend lungo, sembrava in calo. Ieri invece si è ripristinata quella che era una abitudine. Il sistema dei trasporti pubblici è comunque ridotto in modo tale che se ne sono accorti in pochi.

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