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Così il reddito di cittadinanza renderà i poveri più poveri

Massimo Bordin

Di Maio dice che saranno vietate le spese inutili. Ma così si inchiodano le persone al loro stato

Molti, fin troppi, hanno aspramente criticato il capo del M5s per l’annuncio sui controlli che verranno eseguiti, non si sa ancora come, sul modo in cui sarà speso il famoso reddito di cittadinanza, per il quale non si sa ancora dove verranno trovati i soldi. Non saranno consentite spese immorali, ha scandito Di Maio. Inevitabili le critiche e gli sfottò. I social si sono scatenati, con qualche caduta di gusto ma anche con battute fulminanti. I più colti e accigliati hanno messo in guardia contro la deriva verso lo stato etico. Difficilmente la reazione servirà a qualcosa. Il ministro Toninelli una volta ha addirittura evocato lo stato etico come un obiettivo del Movimento, probabilmente non aveva idea di cosa parlasse ma le critiche piovutegli addosso non hanno avuto effetti sui consensi al M5s. Così qui si suggerisce di centrare la critica, se la si vuole rendere forse più incisiva, sull’altro aggettivo usato da Di Maio come spauracchio. Saranno vietate le spese inutili. Se ci si riflette è molto peggio. “Ma questa cosa che ti sei comprato ti serve veramente? Se ne poteva tranquillamente fare a meno”, è l’obiezione di una vecchia zia tirchia, oltre che moraleggiante, che potrebbe benissimo rappresentare l’ideologia del M5s non solo in tema di reddito di cittadinanza. Pensate alla Gronda di Genova o alla Tap pugliese. In questo caso però il concetto espresso da Di Maio contiene il senso di un imbroglio ulteriore. Altro che abolire la povertà. Un povero si sentirà meno povero quando potrà finalmente comprarsi una cosa “inutile”. Vietarglielo vuol dire inchiodarlo al suo stato.