Perquisizione nella sede della Consip (foto LaPresse)

Due segugi esagitati e un pm preoccupato

Massimo Bordin

A che punto è l'inchiesta su Consip? Risposte

E’ arrivata in giornata la risposta all’interrogativo che questa rubrica poneva ieri sullo stato dell’arte nell’inchiesta romana relativa alla vicenda Consip. Naturalmente per via indiretta, non da piazzale Clodio, sede della procura, ma da Palazzo dei Marescialli dove la commissione disciplinare del Csm si occupava dell’operato del pm napoletano Henry John Woodcock. E’ stato ascoltato il procuratore aggiunto Paolo Ielo che, fra l’altro, ha spiegato che la procura romana intende chiudere entro ottobre, dopo il deposito delle motivazioni della sentenza cautelare della Cassazione sul maggiore Scafarto, della quale qui ieri si scriveva. La procura, ha spiegato Ielo, intende chiudere tutte le posizioni al suo esame, dunque sia quelle degli indagati originari sia quelle degli indagatori finiti sotto indagine. A questo proposito la deposizione del dottore Ielo è stata interessante quando ha raccontato che Scafarto intendeva procedere, con i carabinieri del Noe, a una perquisizione all’alba in casa del padre di Matteo Renzi. Ielo sconsigliò l’iniziativa e con lui anche il pm Woodcock. Quest’ultima precisazione è importante perché tende a rafforzare l’idea che a spingere l’inchiesta in quella direzione non fosse tanto il pm napoletano quanto i suoi investigatori, che peraltro lui si era scelto. L’immagine che esce dal racconto di Ielo un po’ ricorda quella, poi parzialmente smussata, descritta, sempre al Csm, l’anno scorso dalla procuratrice di Modena Lucia Musti che a proposito di Scafarto, e del capitano Ultimo che allora dirigeva il nucleo, disse di aver avuto l’impressione di avere a che fare con due esagitati e poi descrisse Woodcock preoccupato dalle loro iniziative.