foto LaPresse

Altro che “cambia tutto” nella magistratura

Massimo Bordin

Persino l'elezione di Piercamillo Davigo può apparire come un segno di continuità

Ieri vi avevamo avvertiti che era necessario aspettare la fine dello spoglio dei voti per la componente del Csm composta da magistrati eletti dai loro colleghi. “Cambia tutto nella magistratura”, titolava ieri il Fatto in prima pagina. Oggi si può dire che è vero fino a un certo punto. Il risultato del comparto riservato ai pm ha visto prevalere il candidato di Magistratura indipendente mentre quello di Autonomia & Indipendenza, il procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita, si è piazzato quarto su quattro, ultimo insomma, anche se siederà lo stesso a Palazzo dei Marescialli, perché i seggi riservati ai pm sono appunto quattro, quanti erano i candidati. Il prossimo consiglio vedrà dunque la cosiddetta componente togata, 16 consiglieri, così ripartita: 5 a Magistratura Indipendente e a Unicost, 4 ad Area, 2 ad Autonomia e indipendenza. La corrente cosiddetta di destra aumenta i voti, quella cosiddetta di sinistra cala sensibilmente ma è un movimento pendolare che caratterizza da tempo non solo il Csm ma anche l’organizzazione sindacale dei magistrati, altro che “cambia tutto”. Si potrebbe perfino dire, con qualche malizia, che anche l’elezione di Piercamillo Davigo da parte della stessa platea elettorale che bocciò a suo tempo Giovanni Falcone può apparire come un segno di continuità.

Di più su questi argomenti: