Il carcere di San Vittore (foto LaPresse)

Una buona notizia: la Consulta sostiene i diritti dei detenuti

Massimo Bordin

Onore al presidente della Corte costituzionale, Giorgio Lattanzi

L’intervista al Corriere della Sera del presidente della Corte costituzionale, Giorgio Lattanzi, ha un notevole rilievo politico per il suo porsi in assoluta controtendenza rispetto alla regressione civile sul tema dei diritti, e del diritto, che caratterizza questa fase politica. La Consulta prosegue i suoi incontri con i cittadini, iniziati nelle scuole, passando dal prossimo autunno alle carceri. “Penso sia utile dialogare anche con le persone detenute, non per discettare della ‘Costituzione più bella del mondo’ ma per ribadire che secondo quella Costituzione la legittima privazione della libertà personale non cancella la tutela dei diritti”. Anche sulla cosiddetta “certezza della pena” il presidente Lattanzi è molto netto quando ricorda come la pena non debba necessariamente coincidere con la carcerazione e che la sua funzione non consista tanto nella punizione quanto nel recupero del condannato. Siamo agli antipodi dei concetti e dei propositi espressi negli editoriali del Fatto e nei discorsi di molti esponenti governativi. E’ rassicurante leggere il presidente di un organismo di garanzia – “sentinelle della Costituzione” è l’immagine usata per definire il ruolo dei giudici della Consulta – porre il problema del sovraffollamento carcerario come un diritto negato alla dignità della persona. Meno confortante è invece pensare che debba essere il presidente della Corte costituzionale a ribadire in solitudine quei principi che il precedente governo aveva timidamente inserito in una riforma che non ha saputo poi difendere. Il partito radicale dovrebbe inviargli una tessera ad honorem.

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