L'albero di Natale di Piazza Venezia ribattezzato “Spelacchio” (LAPresse)

Con Spelacchio la Raggi inaugura l'economia di guerra

Massimo Bordin

A piazza Venezia l'albero di Natale senza sponsor. In Campidoglio le “quattro erre dell’ambiente”: ridurre, recuperare, riusare e riciclare

Spelacchio, con una elle, è l’albero che si racconta su Twitter “Non sono spelacchiato, ho i rami distanziati”, tiene a precisare, ma i suoi follower infieriscono “Ma che t’hanno scartato a Chernobyl e t’hanno mandato qui?”. L’ironia romanesca sa essere greve e l’albero di Natale che il comune mette tutti gli anni al centro di piazza Venezia è uno dei molti crucci della sindaca, fin dall’esordio. “Stai messo così male che pari l’albero della Raggi” fu la battuta trionfatrice sotto le feste del primo anno a cinque stelle della capitale. Gli alberi sono un problema, proprio ieri uno bello grosso abbattendosi su una strada del quartiere Prati ha mancato un autobus per un soffio. Non solo gli alberi però fanno guai, anche le foglie cadute che hanno invaso carreggiate e intasato tombini. “Non sono brutto, sono sobrio” scrive Spelacchio ispirandosi forse a fonti del comune che parlano di un albero già abbattuto, per evitare che cascasse in testa a qualcuno, e poi addobbato in economia dai ragazzi di una scuola. La sobrietà non si è riverberata sui costi, il triplo dell’anno scorso, installato dalla stessa ditta, senza gara per motivi di urgenza anche se non era imprevedibile che Natale sarebbe stato a dicembre. A Milano, per dire, la gara è stata chiusa ad agosto, e si sono firmati i contratti con gli sponsor per garantire al comune un margine da reinvestire in servizi. Una prassi che la giunta romana rifugge come la peste. Niente sponsor privati, guai a pensarlo. Del resto proprio oggi hanno lanciato dal Campidoglio le “quattro erre dell’ambiente”: ridurre, recuperare, riusare e riciclare. Praticamente l’economia di guerra.