Giovanni Falcone

La conferma che su Berlusconi Falcone sapeva cosa fare

Massimo Bordin

Se il giudice non verbalizzò le parole del pentito Mannoia riferite al Cav. è perché non usava fare processi solo sul sentito dire. Ora anche Repubblica se n'è accorta

Dunque le cose andarono esattamente come qui vi sono state raccontate, ne ha preso atto anche Repubblica dando conto ai suoi lettori della ricostruzione dell’ispettore di polizia Maurizio Ortolan che dopo aver ritrovato un appunto di Giovanni Falcone ne ha precisato la storia. Il magistrato ascoltò il pentito Francesco Marino Mannoia raccontare, fra l’altro, del pizzo pagato da Berlusconi per proteggere la Standa. Falcone, racconta l’ispettore, interrogava prendendo appunti e solo dopo verbalizzava. Chiese subito a Mannoia se avesse qualche riscontro su Berlusconi e quello rispose ridendo che certo non ne aveva. Falcone poi non lo mise a verbale e l’ispettore non se ne stupì. Il giudice faceva sempre così, pensava che i processi non si fanno sul sentito dire. Autorevoli commentatori di Repubblica, e non solo, avevano spiegato pochi giorni fa che evidentemente era stato Mannoia a chiedere di non verbalizzare e il giudice aveva prontamente aderito al suo desiderio. Una ricostruzione offensiva per un magistrato come Falcone. Il bravo poliziotto ha rimesso le cose a posto. Però attenti, si tocca un punto delicatissimo. Mettete al posto di Marino Mannoia il più famoso dei pentiti, Tommaso Buscetta. Mettetegli di fronte Falcone e risolvete il problema dell’assenza di politici in quei verbali. Buscetta, che dopo la morte di Falcone accusò Andreotti, raccontò che anni prima fu lui che decise di non parlarne perché i tempi non erano maturi. Tutti presero per buona la sua versione. Sicuro che sia andata così?

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