Il caso Moro, la nuova "trattativa"

Massimo Bordin

La commissione d'inchiesta e lo studio commissionato al ricercatore Vladimiro Satta sul memoriale di Valerio Morucci

Il senso politico dell’ennesima commissione sul caso Moro si fonda sull’assunto di “una lunga trattativa, pressoché infinita, fra Dc e Br che forse si è conclusa con la scarcerazione delle figure più in vista dell’organizzazione”, come è scritto in un libro, “Complici” scritto da Stefania Limiti e Sandro Provvisionato. La tesi è stata sostenuta organicamente da Sergio Flamigni, ex senatore del Pci, autore di una serie di volumi dedicati al caso Moro, l’ultimo dei quali, “Patto di omertà”, individua nel memoriale di Valerio Morucci il documento chiave del patto fondato sullo scambio fra una versione menzognera dei fatti e la libertà attraverso la legge sulla dissociazione. La demolizione del racconto di Morucci è dunque il fine della commissione per poter dimostrare l’esistenza del patto. Solo che la commissione ha nei suoi atti, fin dal febbraio dell’anno scorso, uno studio analitico commissionato al ricercatore Vladimiro Satta, autore di uno degli studi più seri sul caso Moro, che smonta con argomenti difficilmente confutabili la tesi di Flamigni. A cominciare dalle leggi premiali per i brigatisti cui Flamigni da senatore mai si oppose e Ugo Pecchioli addirittura rivendicò. Peraltro, nota Satta, le Br, quando le leggi furono varate, le contrastarono violentemente e comunque nessuno dei capi, da Curcio a Moretti, se ne è avvalso. Strano scambio. Ancor più se si considera che il memoriale di Morucci è sicuramente successivo alla conclusione giudiziaria e a quella della commissione parlamentare sulla vicenda e dunque non le può avere influenzate. Ma gli onorevoli indagatori non demordono, guidati dal presidente Fioroni e dal professore Gotor. Nuove trattative crescono.

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