Umberto Bossi (foto LaPresse)

Il migliore abbraccio all'Umberto è far passare l'autonomia

Roberto Maroni

L’intesa scatena l’ira funesta dei parlamentari e dei ministri grillini. Se Di Maio non vuole, esci dal governo, Matteo

“Mai mulà” è l’urlo di battaglia del popolo leghista. Nato a Pontida anni fa, ha una duplice funzione: è un segno di identità e di orgoglio popolare (e populista) ed esprime anche tutta l’energia dell’abbraccio affettuoso dei militanti leghisti nei confronti di chi li ha guidati e li guida in battaglia. In questi giorni il “mai mulà” è tornato di grande attualità tra i leghisti per due fatti molto diversi, ma in qualche modo collegati tra di loro: l’avvio del percorso romano sull’autonomia, che si rivela piuttosto accidentato, e il malore improvviso che ha colpito Umberto Bossi (padre putativo dell’autonomia) con un ricovero d’urgenza in ospedale. Ora come allora ti sono vicino, Umberto, da fratello a fratello, e ti abbraccio con affetto: MAI MULÀ.

   

Bossi, si sa, non ama molto la nuova Lega salviniana, che ha tolto dal simbolo la parola NORD. Ma da leghista vero continua a lottare per la causa, quel federalismo compiuto che partirebbe proprio con l’autonomia differenziata di cui si discute oggi. Sarà un caso, ma nello stesso giorno del malore di Bossi il suo successore Salvini porta in Consiglio dei ministri l’intesa sull’autonomia rafforzata del lombardo-veneto. O meglio, tenta di portare, perché sull’autonomia si scatena l’ira funesta dei ministri grillini (che la osteggiano) e dei parlamentari M5S (che studiano un’imboscata). Caro Matteo, non farti fregare: SE DI MAIO DICE “NO” ALL’AUTONOMIA ESCI DAL GOVERNO. E’ un atto dovuto al grande Umberto e alla nostra Storia. Stay tuned.

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