Giovanni Toti durante un sopralluogo al limite della zona rossa sotto il Ponte Morandi a Genova (foto LaPresse)

L'uso del cervello

Roberto Maroni

Nello scambio di battute tra Toti e Toninelli sul decreto Genova c’è il paradigma di un metodo di governo delle crisi che pare del tutto inadeguato

Il ministro delle Infrastrutture Toninelli invita i genovesi furiosi a non contestare il decreto per Genova, che il governo ha approvato ma non ancora inviato al Parlamento: potrà essere migliorato, dice, ma è stato scritto con il cuore. “Speriamo che sia scritto anche con il cervello”, risponde con una zampata il governatore ligure Giovanni Toti. Semplice scambio di fendenti tra chi aveva annunciato interventi immediati dopo il crollo del ponte Morandi e chi è rimasto deluso dai ritardi romani nelle decisioni da prendere per ricostruire il ponte e far rinascere Genova ancora più Superba? No. In questo scambio di battute c’è di più, c’è il paradigma di un metodo di governo delle crisi che pare del tutto inadeguato: non trova soluzioni rapide, efficaci e condivise quando c’è l’emergenza, ma neppure prepara e studia i dossier che servono a gestire l’emergenza stessa. Tra Toninelli e Toti io sto – ovviamente – con il governatore. Non per la simpatia (personale e politica) che ci lega, non per le frequentazioni istituzionali fatte negli anni. Sto con lui perché esprime quel buonsenso tanto caro al rito ambrosiano, quella concretezza politica che non inventa inesistenti complotti universali per giustificare dichiarazioni frettolose (“La colpa del crollo è di Autostrade, a prescindere”) e gaffe imbarazzanti (“Affideremo l’incarico di ricostruire il ponte a Fincantieri” che però non ha i requisiti per farlo). Bene: usiamo il cervello, allora, torniamo presto alla normalità. Stay tuned.