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Bandiera Bianca

Il rischio di incidenti stradali non si riduce trasformando la fatalità in intenzionalità 

Antonio Gurrado

L'ennesima vittima a Milano accende il dibattito sull'emergenza sicurezza per le strade. Chiudere la città al traffico privato un giorno a settimana non è una soluzione

Era inevitabile; all’ennesima vittima di un incidente a Milano – un signore investito sulle strisce da un camion dotato di sensore di sicurezza – gli attivisti di non so che associazione civica sono saltati su a spiegare come ormai, in città, la vera emergenza sia “la violenza stradale”. Anche in questo caso, ci risiamo: si tratta ancora una volta del comprensibile tentativo di trasformare la fatalità in intenzionalità, allo scopo di illuderci che il destino sia controllabile e che, quando gli automedonti diventeranno buoni, nessuno più morirà attraversando la strada o pedalando.

Magari. Colpisce tuttavia stavolta la soluzione che viene proposta: una giornata a settimana in cui Milano chiuda del tutto al traffico privato, così che tutti possano provare la bellezza della mobilità condivisa. Sono certo che chi già sperimenta quotidianamente la bellezza della mobilità condivisa, nelle ore di punta sui suburbani o in metropolitana, sarà felice di vedere riversarsi negli stessi vagoni traboccanti alcune migliaia di automobilisti disarcionati a scopo rieducativo.

Purtroppo però non si può cominciare oggi: io stesso ho una riunione a Milano e avevo tutta l’intenzione di andarci col trenino e col metrò; ma, guarda caso, non so che sigla ha escogitato uno sciopero dei trasporti locali costringendomi, se non voglio rischiare di perdere la riunione, ad andare sul sicuro muovendomi in auto. Pertanto, se malauguratamente centrerò qualcuno, vi prego sin d’ora di non ascriverlo alla mia violenza stradale; se cause ed effetti hanno un senso, sarebbe tutt’al più vittima della violenza sindacale.

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