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Bandiera Bianca

Ian McEwan contro il sensitive reading. S'è giocato il Nobel anche quest'anno

Antonio Gurrado

Cancellare dai libri ogni passo che possa risultare offensivo o irritante per il pubblico "è un’isteria di massa", ha detto lo scrittore, che considera ancora i libri pura forma invece che puro contenuto 

Magari domani gli daranno il Nobel, pensavo un attimo prima di accingermi a leggere un pubblico discorso che Ian McEwan ha tenuto ieri a Parigi, durante il quale si è scagliato contro la pratica del sensitive reading. Si tratta di un particolare tipo di editing, ormai assodato negli Usa e da poco sbarcato nel Regno Unito, che analizza ogni manoscritto alla ricerca di passi che possano risultare offensivi o irritanti per il pubblico, allo scopo di smorzarli o alla peggio espungerli. “È un’isteria di massa, un panico morale”, ha dichiarato McEwan, facendo l’esempio di uno scrittore che ha stabilito di non parlare mai di desiderio sessuale maschile per non traumatizzare il pubblico femminile.

Bravo pirla, ha detto McEwan con più gentile perifrasi, “così ti perdi metà del desiderio del mondo”. L’errore di McEwan, la cui argomentazione è in sé inoppugnabile, sta nel continuare a ritenere i libri pura forma – sono parole, non fatti – mentre tutt’attorno li si considera puro contenuto: “Lolita” è pedofilia, “Guerra e pace” esalta le operazioni militari speciali russe, “Otello” è femminicidio con l’attenuante della discriminazione razziale. Quindi l’ultimo romanzo di McEwan, “Lezioni”, non conta quanto bene sia scritto poiché celebra le molestie sessuali fra docente e discente. Ecco, mi sa che il Nobel se l’è giocato anche quest’anno.

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