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Bandiera Bianca

Greta Thunberg e la frattura tra immaginazione e realtà

Antonio Gurrado

L'attivista climatica è convinta che, siccome il clima è un'emergenza, bloccare il traffico non sia più un reato. La polizia non è d'accordo

Non so se vi ricordate di Greta Thunberg. Ebbene, ieri è stata arrestata – oddio, più che altro portata via di peso – dalla polizia svedese mentre bloccava il traffico su una strada ad alto scorrimento di Malmö. Greta, che ormai ha vent’anni e rischia di diventare una specie di Macaulay Culkin dell’ambientalismo, si è difesa con una curiosa strategia: non ha negato il fatto, anche perché è stata colta in flagrante, ma ha negato che costituisse reato. Infatti, ha argomentato, il clima è diventato un’emergenza, e per le emergenze cosa si fa? Si blocca il traffico, si passa sopra alla quotidianità, si sacrifica l’interesse privato per quello collettivo.

   

Non fa una grinza. Dimostra anzi, questo ragionamento, lo iato fra ideale e concretezza, fra immaginazione e realtà, che caratterizza l’impegno ambientalista rigenerato da Greta: o si accetta che l’emergenza climatica sia vera e presente, e allora si abbraccia l’apocalisse mollando il tran tran, le incombenze triviali, il pendolarismo sulla tangenziale di Malmö; oppure si accetta che sì, l’emergenza climatica è sullo sfondo però ora non è che possiamo metterci a fare i capricci, la vita deve andare avanti con le sue piccole urgenze che non tollerano il blocco ideologico del traffico e in generale dell’attività umana. Greta è convinta che la realtà concreta debba adeguarsi a priorità teoriche, la polizia no. Arrestarla per questo tuttavia è eccessivo: non bisogna essere troppo severi con le persone anziane, che hanno le loro fissazioni e ripetono sempre le stesse cose.

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