Licypriya Kangujam (LaPresse)

Bandiera bianca

Il dibattito sull'ambiente oramai è in mano agli adolescenti indignati

Antonio Gurrado

Dopo il successo di Greta Thunberg, ieri all’evento di Roma è stato il turno della dodicenne Licypriya Kangujam. Da tempo si è stabilito di sottrarre la discussione sull’ecosistema agli scienziati, affidando la salvezza del mondo ai giovanissimi

Potrà sorprendervi ma prima di Greta Thunberg c’era stato Gesù, che a dodici anni parlava nel tempio coi dottori della legge, stupendoli per tre giorni filati con la propria intelligenza. La narrazione sottesa alla rivelazione di Greta al mondo era che si trattasse di un evento altrettanto eccezionale, coi grandi di ogni stato costretti a fare i conti con il candore, l’inflessibilità e la trasparenza di una dodicenne. Si è così affermata l’idea che ai giovanissimi ci si debba affidare per salvare il mondo, in quanto vivono le emozioni in maniera più intensa (se pensano all’estinzione del genere umano piangono, anziché cercare di accaparrarsi tutto ciò che possono come farei io) e in quanto custodiscono il futuro della Terra (ciò implica che esista una gerarchia delle generazioni, che io e voi siamo ferrivecchi di cui sbarazzarsi in fretta, e che l’avvenire debba sempre prevalere sul presente).

 

Ora, con buona pace di Greta e perfino di Gesù, l’adolescente ammonitore è diventato un bene di largo consumo. Da quando si è stabilito di sottrarre il dibattito sull’ecosistema agli scienziati per trasformarlo in un happening con pianisti, surfisti e ristoratori, bisogna sempre invitare qualche ragazza o ragazzo apocalittico che smerdi i politici, altrimenti si fa brutta figura. Così è stato anche a Earth For All, l’evento globale di ieri a Roma, coi giornali che raccontano sdilinquiti di Licypriya Kangujam, dodicenne già adusa a parlare da pari a pari coi grandi del mondo. Ecco, guardate i vostri figli e iniziate a preoccuparvi se, a cinque-sei anni, non sono almeno capaci di brutalizzare un assessore.