Una protesta contro BP fuori dal British Museum (Foto EPA/FACUNDO ARRIZABALAGA) 

Bandiera Bianca

Che arte sarebbe quella senza i soldi sporchi del petrolio

Antonio Gurrado

L'idea ambientalista secondo cui “non c’è spazio per i combustibili fossili nei musei” ha quattro conseguenze logiche. E tra queste prevalgono quelle in cui l'arte viene sacrificata sull'altare della lotta per il clima

Una parola definitiva sulla querelle che oppone musei e ambientalisti è stata detta inconsapevolmente da una manifestante inglese, che l’altro giorno protestava davanti al British Museum per via di una mostra sponsorizzata da BP, la megaditta petrolifera britannica. “Non c’è spazio per i combustibili fossili nell’arte”, ha dichiarato, “questa dev’essere l’ultima mostra del British Museum sponsorizzata da BP”.

La logica mostra che le alternative al riguardo sono quattro. O c’è un mondo con British Museum e BP, che è quello attuale, in cui i due enti collaborano con vantaggi sia per l’arte sia per il petrolio, ma contro cui gli ambientalisti protestano. O c’è un mondo con il British Museum ma senza BP, che è quello che gli ambientalisti si augurano, in cui l’arte trionfa sul petrolio. O c’è un mondo senza British Museum e senza BP, quello di cui gli ambientalisti potrebbero accontentarsi sacrificando l’arte sull’altare della lotta al petrolio. Oppure, infine, c’è un mondo con BP ma senza più British Museum, che è ciò che gli ambientalisti riusciranno a ottenere, se continuano a pretendere che l’arte rinunci ai soldi sporchi di petrolio.

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