Padre Christian Carlassare, missionario comboniano e nuovo vescovo di Rumbek in Sud Sudan (foto Ansa)

bandiera bianca

L'agguato a padre Carlassare e l'incredibile storia dei comboniani

Antonio Gurrado

MI sono andato a leggere la lista dei martiri appartenenti all'ordine fondato da Daniele Comboni. E ho capito tutto di loro

Dopo avere appreso dell’agguato a padre Christian Carlassare, il missionario comboniano nominato vescovo di Rumbek nel Sud Sudan, mi sono venute in mente tre cose. Anzitutto Ezechiele Ramin, il missionario comboniano ucciso da sicari nel 1985 in Brasile. Aveva trentadue anni ed era giovane così come padre Carlassare è il più giovane vescovo italiano al mondo. E già questo mi ha detto qualcosa dei comboniani. Poi sono andato a leggere la lista dei martiri comboniani in tempi recenti (“fratelli e sorelle che hanno versato il sangue per fedeltà alla missione”, recita il sito dell’ordine): sono ventiquattro in ottant’anni, morti in Etiopia e in Messico, in Congo e in Mozambico, tantissimi in Uganda e due in Sudan: nel 1946 e nel 1965. Missionari di ventisette anni e di ottantaquattro, di sessantuno e di trentasette, di cinquanta e di quarantadue; tutti in realtà giovanissimi, perché la prospettiva dei martiri è la vita eterna. E anche questo mi ha detto molto dei comboniani.

Infine sono andato a controllare la cronotassi delle diocesi nel Sud Sudan, che è su Wikipedia sotto gli occhi di tutti. Sono un’arcidiocesi, Giuba, e sei diocesi suffraganee. Malakal è stata sede vacante dal 2009 al 2019. Torit è stata sede vacante dal 2013 a tutto il 2018, poi è tornata sede vacante a fine 2019. Wau è stata sede vacante dal 2017 al 2020. Rumbek era sede vacante da dieci anni, e il 23 maggio è previsto l’insediamento di padre Carlassare. Il precedente vescovo di Rumbek, padre Cesare Mazzolari, era missionario comboniano anche lui. E questo mi ha detto tutto dei comboniani.

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