(Ansa)

bandiera bianca

La routine che è sempre routine, prima, durante e dopo la pandemia

Antonio Gurrado

Un'altra illusione il ritorno alla vita dopo il Covid. In fin dei conti cosa cambierà davvero con le riaperture?

 

Mi ha messo in crisi il gioioso carosello di opinioni raccolte oggi dal Foglio, sulla prima cosa da fare quando tutto questo sarà finito. Ho condotto a mo’ di esame di coscienza una rapida disamina delle mie attività prepandemiche, scandagliando la mia vita precedente, cosa facevo come e perché, per scoprire le specifiche azioni che il Covid mi ha precluso e a cui bramo di tornare. Lamentarsi dell’unanime costanza con cui gli editori non mi pubblicano è il mio principale passatempo ma può essere svolto indifferentemente, con o senza coronavirus in giro. Idem leggere quel tot di ore al giorno e scrivere a pagamento per le restanti; lo facevo prima e lo faccio ora. Poi, da insegnante, andavo regolarmente a scuola e ci vado tuttora, che i miei alunni siano presenti in 3D o confinati nelle camerette. Questa paginetta quotidiana la spedisco cliccando su un pulsante, mica compio ogni giorno avventurosi viaggi a Roma.

 

Prima che scoppiasse la pandemia mi sono sposato; è stato stupendo ma non posso rifarlo tutti gli anni, alla lunga risulterei noioso. Per serie tv e partite mi basta un divano CoVid-free. Al ristorante andrò stasera, così come ci andavo prima e ci sono andato a ogni pasto che le zone colorate rendessero disponibile. Cinema, teatro, museo, stadio sono attività gradevolissime ma troppo rade per poter caratterizzare la mia esistenza. Sono perfino andato in vacanza, solo con qualche seccatura in più. Vedere gli amici? Volentieri, ma già due anni fa era tutto un vano tentativo di coordinarsi, un mesto ammettere la sconfitta contro le esigenze di spazio e tempo, un continuo rimandare tinto di ottimismo un po’ stanco. Avrei innumerevoli altri esempi ma mi fermo qui. È più che sufficiente a dimostrare come il problema non sia cosa faremo dopo la pandemia, ma cosa abbiamo fatto prima.

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