Ian McEwan (foto LaPresse)

Le femministe del #metoo non temono nulla. Tranne il garantismo

Antonio Gurrado

Ian McEwan dice di non volersi esprimere sul caso Weinstein e di volere aspettare che la giustizia faccia il suo corso. Apriti cielo 

Mentre in Italia il movimento #metoo pare aver sortito come principale risultato l’impiego di Asia Argento come giurata di X Factor, lì dove anticamente sedeva il suo ex, in Inghilterra gli ultimi fronzoli del caso Weinstein sfociano in un inatteso dibattito sul ruolo sociale dei letterati. È successo che in un’intervista a Bbc4 Ian McEwan abbia detto che teme la giustizia sommaria e che quindi sospenderà il giudizio sul caso del produttore americano, in attesa che il furor di popolo si plachi e la legge, come per fortuna sta accadendo in queste ore, faccia il proprio corso. Parole di solido buon senso, o addirittura di soave garantismo, nonché elegante scappatoia di fronte alle domande d’attualità che tormentano gli scrittori. Se non che su Twitter la scrittrice Catherine Mayer ha ribattuto stigmatizzando la vanità di questi letterati “secondo i quali ogni loro pensiero è rilevante”.

 

Questo sbotto da parte di una scrittrice che quotidianamente lancia proclami dai social ha quattro possibili interpretazioni. Il pensiero di Ian McEwan non è rilevante perché non coincide con quello di Catherine Mayer. Il pensiero di Ian McEwan non è rilevante perché espressione di un punto di vista maschile. Il pensiero di Ian McEwan non è rilevante perché esposto in seguito alla domanda di un intervistatore anziché con un tweet/post/hashtag/appello/manifesto spontaneo. O, più probabilmente, il pensiero di Ian McEwan non è rilevante perché il suo essersi dedicato a cesellare romanzi di successo in cui scandagliare l’animo umano non lo rende voce tanto autorevole quanto l’autrice di “L’attacco delle donne alte quindici metri: come l’eguaglianza di genere può salvare il mondo” e di “Ciao ragazzi: come il femminismo può salvare il mondo, se non la tua vita sessuale”. Quando l’invidia non si travestiva da militanza, faceva figura più dignitosa.

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