Da sinistra a destra Geert Wilders, Marine Le Pen, Frauke Petry e Matteo Salvini (foto LaPresse)

Lo strano sovranismo di Salvini, attratto dalla dominazione straniera

Antonio Gurrado

Il leader della Lega nord esulta per il successo di AfD in Germania. Anche lui, come la sinistra e la destra, tenta di vincere le elezioni all'estero

Un riflesso pavloviano ha portato Matteo Salvini a saltare sul carro del successo di Alternative für Deutschland (AfD) alle elezioni in Germania, senza considerare né che AfD è arrivato terzo e non governerà, né che, a giudicare dalla spettacolare uscita di scena di Frauke Petry, il partito tedesco potrebbe sfasciarsi o implodere. Non importa: ciò che conta è che si tratta dell’ennesimo tentativo di un partito italiano di vincere le elezioni all’estero. Prima era una specialità della sinistra, che è stata in rapida successione clintoniana, blairiana, zapateriana, obamiana o tsiprasiana a seconda di come tirava il vento. Poi è diventata prerogativa della destra, che nel giro di pochi mesi ha preso a modello prima Farage, poi Trump, poi Marine Le Pen, adesso i populisti tedeschi. Ora, che lo faccia la sinistra va bene: in fondo si tratta di un modo snob di dire che gli elettori italiani non capiscono niente ma che, se solo fossero civili come gli stranieri, ai partiti progressisti toccherebbe il compito di importare un luminoso modello d’oltreconfine per fare bella figura in società. Sorprende invece che tanta esterofilia si sia insinuata fra le pieghe degli autoproclamati sovranisti. A meno che non vogliano rivendicare il diritto a essere i soli a praticare una specialità che in effetti da secoli è tipicamente italiana: la smania di dominazione straniera.

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