Una Fogliata di libri

Elegie duinesi. I sonetti a Orfeo

Massimo Morasso

La recensione del libro di Rainer Maria Rilke (a cura di Carlo Ferrucci), Ensemble, 256 pp., 15 euro

Si sa che la poesia di Rainer Maria Rilke appartiene, come fortuna esterna e come serie inesauribile di ripercussioni interiori, al più universale dei Novecento possibili. Oggetto di una serie ormai piuttosto impressionante di studi critici, Rilke in Italia è stato tradotto fin dagli anni Venti del secolo scorso. Che cosa resta da dire e da fare, oggi, su una simile, paradigmatica figura? A uno sguardo d’insieme, tutto. Eppure, testi alla mano, le molteplici versioni da Rilke che si sono susseguite negli anni, qui da noi, da quelle “antiche” di Errante e Prati a quelle più recenti di Cacciapaglia, Mori Carmignani, Marelli, Rella, Ranchetti, Fazio e alcuni altri (per non dire delle bizzarre “perversioni” di Testa e Frungillo), restano quasi sintomatiche testimonianze dell’impossibile che sta nel gesto traduttorio. Non c’è estro che tenga: strumento essenziale e virtuosissimo di mediazione linguistica, la traduzione mutila o traveste ogni corpus versale compiuto nell’idioma di partenza.

 

Un grande traduttore, in realtà, è un grande poeta a spasso con l’autore che traduce. Siffatte considerazioni le sollecita il bel libro coraggioso che Carlo Ferrucci ha approntato qualche mese fa per le edizioni romane Ensamble. Il lavoro di Ferrucci su (con) Rilke rappresenta assai bene, infatti, il livello più alto dell’artigianato che occorre raggiungere per potersi cimentare con legittimità con qualcuno dei Giganti della poesia internazionale, senza puntare mai, neppure involontariamente, alla mimesi: rispetta la lettera, non si agglutina nelle durezze del filosofese, insegue il ritmo del testo di partenza senza farsene un’ossessione, e restituisce con efficacia in italiano la ricchezza di pensiero che innerva l’originale tedesco, ma sempre in vista d’un registro di quella che al poeta-traduttore appare come la vera e propria simbiosi creativa agita da Rilke nel febbraio del 1922, quando completò la stesura delle due raccolte a cui è più legata la sua fama, le Elegie duinesi e I sonetti a Orfeo.

 

L’averle presentate insieme, per la prima volta in Italia, è un ulteriore elemento di pregio della proposta di Ferrucci; che si basa anche, com’è giusto, sulle parole di Rilke a ridosso del compimento dei suoi capolavori. Se a Rilke, già un secolo fa, i due percorsi poetici (“la piccola vela color ruggine dei Sonetti e quella immensa e bianca delle Elegie”) sono subito apparsi “meravigliosamente paralleli”, ora, grazie a Ferrucci, torniamo a ricordarcelo anche noi.

 

Elegie duinesi. I sonetti a Orfeo
Rainer Maria Rilke (a cura di Carlo Ferrucci)
Ensemble, 256 pp., 15 euro

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