Una fogliata di libri

Terra Eolica

Alessandro Litta Modignani

La recensione del libro di Ilias Venezis, edito da Settecolori (344 pp., 34 euro)

Quando si ritirarono le onde dell’Egeo, e presero a sorgere dal fondo le montagne di Lesbo umide, lucenti e placide, le onde videro stupefatte l’isola, la loro nuova amica. Erano abituate a viaggiare dalle parti del mar di Creta e a spegnersi sulle spiagge dell’Anatolia, e quel che sapevano di terraferma non era altro che duri monti, franti enormi scogli, terra di gialla pietra. Questa qui, con la nuova isola, era tutt’altra cosa – oh quanto differente!”.
 

Terra Eolica è un romanzo meraviglioso, poetico e onirico, sempre sul crinale fra mito arcaico e cronaca di vita quotidiana. È la storia di una terra antica e delle sue millenarie vicissitudini umane. Ilias Venezis, uno dei maggiori autori greci del Novecento, lo scrive nel 1943, cioè nel pieno dell’occupazione nazifascista del suo paese: una scelta che gli costa l’arresto, 23 durissimi giorni di carcere, il rischio della fucilazione. In precedenza aveva scritto Il Numero 31328 (Settecolori 2022) in cui aveva raccontato la sua orribile vicenda di prigioniero e schiavo dei turchi, dopo la cacciata dei greci della costa anatolica dalle terre in cui avevano vissuto e prosperato per tre millenni.
 

“‘Arriva! La tempesta è in arrivo! E’ in arrivo la guerra!’ E mentre le stelle sulla Terra Eolica osservano imperturbabili, i cuori degli uomini ammutoliti si aprono perché vi entri la Paura – i cuori degli sventurati uomini”.


Il romanzo racconta la storia di una famiglia benestante e della sua bella azienda agricola, narrata attraverso lo sguardo stupito di un bambino. Il piccolo Pietro scruta con rispetto e ammirazione il nonno patriarca, intuisce il primo amore innocente della sorella maggiore, racconta di cacciatori e contrabbandieri, di briganti e contadini, dell’orsa e dell’aquila. Amore e morte si alternano nelle vicende umane, infine il mondo precipita verso la rovina: le placide famiglie greche stanno per essere spazzate via per sempre dal turbine della storia. “Cos’è? – Non è niente, dice timorosamente il nonno, come un bambino colpevole. Non è niente. Un po’ di terra è. – Terra ! – Sì, un po’ di terra del loro paese. Per piantarci il basilico, le dice, nel posto straniero in cui vanno. Per ricordare. Lentamente, le dita del vecchio schiudono il fazzoletto dov’è custodito il terreno. Frugano lì dentro, frugano anche le dita della nonna, come ad accarezzarlo. I loro occhi, in lacrime, si fermano lì. – Non è niente, ti dico. Un po’ di terra. – Terra, Terra Eolica, Terra del mio paese”.

Di più su questi argomenti: