Una fogliata di libri

I miei tre papà

Raffaella Silvestri

La recensione del libro di Jessa Crispin, edito da Sur (260 pp., 18,50 euro)

Jessa Crispin, autrice di saggi, femminista, ritorna nel Kansas, a pochi chilometri dalla nativa Lincoln, e si stabilisce in un quartiere semi deserto, in cui il primo alimentari è a due chilometri e gli abitanti poche migliaia, in costante diminuzione. E’ il Midwest, fatto di nuclei familiari che sono “regni”, in cui ci si illude che il male possa venire da fuori – come in A sangue freddo di Capote – mentre la realtà è che il male sta dietro alle porte, e che i muri non proteggono ma intrappolano. La nuova casa è apparentemente infestata dal fantasma del proprietario precedente; del resto, la zona è stata interessata da ben due stragi familiari, padri di famiglia che la famiglia l’hanno sterminata con un fucile e poi si sono ammazzati, e uno di questi è stato il suo professore di Educazione artistica alle medie. Crispin spera di farne un bestseller, cavalcando l’unica cosa che interessa alla gente in questo periodo: il true crime.
 

Dopo aver scritto Perché non sono femminista: un manifesto femminista (2017), un saggio di grande successo e tradotto in molte lingue, Crispin vive a metà fra gli ambienti liberal “delle due coste” e la città più hipster del mondo (Berlino). Me le origini sono nell’America profonda (la copertina originale ha un sapore da Nomadland), dove è cresciuta con ragazzi “che mi facevano un po’ paura ma con cui andavo comunque al torrente”. E nel ritorno in Kansas trova molto più che un progetto true crime: è da lì che prova a risalire alle origini  del malessere dell’America. “Trovare un senso, la pace, in questa cultura è possibile, ma arrivarci è una dura scalata. È facile immaginare qualcuno, sul punto di affrontare tutto questo, decidere che, vaffanculo, sembra meglio un califfato. O una setta suicida. O una comune in Sud America che ti chiede di cedere tutti i tuoi averi se vuoi essere ammesso. Almeno a quel punto forse potrai leggere un libro senza formulare la recensione di seicento parole che ti sarà pagata venticinque dollari”.
 

Quello che distingue Jessa Crispin, e che le permette di avere un punto di vista originale, sono proprio queste origini non rinnegate in uno degli stati più conservatori d’America, dove migliaia di ragazzi proprio come Axl (dei Guns N’Roses) sono stati radicalizzati alla violenza, sia familiare che politica. La cosa che più le sta a cuore è che da una parte e dall’altra del dibattito non ci siano le stesse identiche idee, e cioè le sta a cuore una reale critica sociale, non la ripetizione ottusa di idee progressiste che ignorano il contesto del paese.

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