Inciampi

Simonetta Sciandivasci

Recensione del libro di Marco Filoni edito da Italo Svevo (70 pp., 13 euro)

Questo libro comincia con un perché. Letteralmente. Apre proprio così: “Perché in fondo c’è un’umanissima realtà nell’inciampare, nell’incepparsi”. E’ un inizio molto teatrale, e accogliente. Dice bene, fulmineamente, quello che Inciampi è: una raccolta d’intuizioni, e di quello che c’è prima, il ragionamento, e di quello che c’è dopo, il cambiamento; un libro, bellissimo, su che cos’è pensare, e su cosa succede quando si pensa. Noi siamo abituati a leggere libri su cosa si pensa, ma Marco Filoni è un filosofo, oltre che uno scrittore e un giornalista, e quindi non avrebbe potuto che scrivere su come si pensa, su cosa significa farlo, e su cosa comporta. Parecchie cose, ma tre in particolare: inciampare, disordinare e scoprirsi incompleti – “non vorrei cercare qui una perfezione, desidererei di più l’incompletezza”. Non è un caso che, in molti punti, in capitoli diversi che parlano ciascuno di una conseguenza dell’amore per il pensiero, ritorna la vexata quaestio della sistemazione dei libri (e mai un accenno a quella pazza di Marie Kondo, giustamente: perché infilare in un libro una che sostiene che i libri ingombrino?). Intuizione: “La libreria è un contenitore di libri, certo, ma è anche l’autobiografia di colui al quale quei libri appartengono”. Ragionamento: “Aveva ragione Roland Barthes: ogni volta che si va a frugare tra gli scaffali, il libro desiderato non è mai dove lo si cerca. Eppure, aggiungeva, troveremo comunque un altro libro perché la biblioteca è lo spazio dei sostituti del desiderio”. Cambiamento: “Come dice Calasso, l’ordinamento di una biblioteca non troverà mai una soluzione. Semplicemente perché una biblioteca è un organismo in perenne movimento. E’ terreno vulcanico dove sempre qualcosa sta succedendo anche se non percepibile dall’esterno”. E noi fessi qui a sottovalutare tutto, a credere che sistemare la libreria sia un servizio domestico e, per i più raffinati, un esercizio di controllo di sé. Tutte le cose che Filoni racconta – le biblioteche, la consistenza, il rimandare, i vocabolari, le traduzioni, gli scaffali – servendosi di aneddoti molto gustosi e un po’ retrò, rimandano a decine di altre, rivelano qualcosa di inedito, ci tolgono qualche difetto di vista, e di sguardo. Ci destrutturano e, forse, ci cambiano il pensiero. Per sempre o per il tempo della lettura, che è breve (come sono belli i libri brevi, quanto dev’essere difficile scriverli), ma ha effetti duraturi. Come li hanno le melodie perfette.

 

E poi c’è un fatto importante, di questo libro: la scrittura. Limpida, ricca, intensissima. E’ proprio bravo Marco Filoni. E’ come dovrebbero essere i filosofi: stupito sempre. Fa l’effetto che dovrebbero fare i filosofi: stupirti sempre. Marco Archetti ha scritto, facendomi ridere moltissimo: “Ma Massimo Cacciari è mai di buon umore?”. Magari se legge questo libro di Filoni lo diventa, anche se solo per un attimo, che fa, tanto è tutto un attimo. Ora glielo spedisco. 

 

Inciampi
Marco Filoni
Italo Svevo, 70 pp., 13 euro

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