A casa e ritorno

Gaia Montanaro

Recensione del libro di Chris Offutt edito da minimun fax (121 pp., 16 euro)

Ogni luogo ha le sue leggi, scritte e non. Quelle che regolano i paesaggi boschivi del Kentucky – America profonda – sono la durezza, l’intransigenza e una sorta di dolente rassegnazione per una realtà che non fa sconti e dalla quale non è possibile, né forse fino in fondo desiderabile, affrancarsi. In questa terra si muovono i personaggi tratteggiati da Chris Offutt che in otto racconti, pubblicati per la prima volta negli Stati Uniti nel 1999 con il titolo Out of the woods, descrive in modo preciso e con uno straordinario senso del luogo le vite di camionisti, ex carcerati e pugili dilettanti, un’umanità varia che cerca di progredire in un luogo che pare costantemente imbrigliato nelle proprie logiche interne. Sono uomini e donne malinconici, abitati da una disperazione arrendevole e arresa, incapaci di uscire dalle sabbie mobili esistenziali. La via di fuga che individuano spesso li porta ancora più lontano dalla salvezza, come se il carico pesante che si portano addosso fosse per loro l’unica garanzia di mantenere una stabilità, di non avventurarsi troppo lontano dalle loro certezze. “C’è un intervallo di tempo che aiuta a capire se la gente si prepara a mentire: il suo, però, fu tanto lungo che seppi che stava arrivando la verità”. La verità è quella di una delinquente dipendente da farmaci e alcol che si rivolge al suo fidanzato del momento, anch’egli alcolista. Due esistenze alla deriva, tenute insieme dallo stesso sguardo disperato, dall’arrendevolezza e dall’ineluttabilità di condividere una realtà aspra che non lascia alternative, solo brevi sprazzi di umanità. Offutt non abbandona mai i suoi personaggi, ma ne descrive le mosse con partecipazione raccontando di orizzonti piccoli, di gente che ha un conto in sospeso con la vita e che in qualche modo si sente defraudata di qualcosa. E il Kentucky è una terra dura e precisa, regolata da leggi chiare e incontrovertibili. “Il posto da dove venite è scomparso, quello dove credevate di star andando non c’è mai stato e quello dove siete non conta nulla a meno che non possiate allontanarvene”, recita Flannery O’Connor in esergo. E’ un luogo che non fa sconti ma dove sono ben definite le direttrici del bene e del male. E non per una qualche forma di semplicistica mancanza di cultura quanto perché la realtà si staglia con evidenza, senza concedere troppo spazio all’interpretazione. I personaggi di Offutt spesso sono incapaci di uscire da una spirale negativa, messi sotto pressione da un luogo e da circostanze di vita molto pesanti ma non risultano mai inconsapevoli della propria condizione, della traiettoria negativa che stanno seguendo. Hanno, insomma, un senso del bene e del male. Anche se quasi sempre sono imprigionati in esistenze minime, ai margini della società. Schiacciati dalla personale inadeguatezza, improvvisamente capaci da alzare lo sguardo. “Tilden si domandò se avrebbe mai trovato una donna, un lavoro che gli piacesse, oppure una città dove volesse restare. Sopra di lui, la Via Lattea era una tempesta di stelle nel cielo. Non si vedevano né recinti né muri”.

 

A casa e ritorno
Chris Offutt
minimun fax, 121 pp., 16 euro

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