La Brexit ha spaccato un paese
Lo ‘spirito del blitz’ non salverà Boris Johnson, scrive il Financial Times
Se il nome di Boris Johnson verrà mai associato a un’idea politica, sarà probabilmente il ‘tortismo’ (“cakeism”): la nozione secondo cui è possibile governare senza compiere scelte difficili”, scrive Gideon Rachman sul Financial Times. “Le primarie di Johnson per la leadership dei Tory sono state molto ‘tortiste’: ha promesso un nuovo accordo sulla Brexit entro pochi mesi ma ha aggiunto che se questo non fosse possibile la Gran Bretagna potrebbe uscire dall’Ue senza accordo, ‘e non ci costerebbe quasi nulla se prendessimo le giuste precauzioni”’. Se davvero ci dovesse essere il cosiddetto “no deal”, che oggi sembra molto probabile, al premier Johnson non resterebbe che evocare “lo spirito del blitz” – il leggendario senso di solidarietà che la Gran Bretagna ha riscoperto durante la Seconda guerra mondiale. Non è un caso che Johnson sia un biografo di Winston Churchill, il grande eroe di quegli anni. Tuttavia, Rachman non è convinto che sia possibile riesumare lo spirito del blitz nella Gran Bretagna dilaniata dalla Brexit. François Heisbourg, uno studioso francese ed ex capo dell’International Institute of Strategic Studies dice di essere sorpreso dal modo in cui gli inglesi riescono a trovare l’unità nei momenti di difficoltà, come l’attacco terroristico del 2005 o la grande tempesta del 1987. Ma dubita che la Brexit possa sortire lo stesso effetto, e non è l’unico a pensarlo. Denis Staunton, corrispondente da Londra dell’Irish Times, ha detto: “Questo è un paese in cui le persone si arrabbiano se la loro consegna su Amazon Prime arriva con qualche giorno di ritardo. Non potranno mai convivere con il razionamento”.
Non c’è dubbio che la leggenda del blitz continui ad avere un impatto profondo nell’immaginario collettivo britannico: alcuni film recenti, tra cui “Dunkirk” e “L’ora più buia”, hanno celebrato il dramma del 1940. Il leader del Brexit Party, Nigel Farage, ha consigliato a tutti i giovani di andare al cinema a guardare “Dunkirk”. Alcuni anziani euroscettici hanno confidato a Rachman che le difficoltà pratiche causate dal “no deal” possono rendere più forti i millennial, abituati a vivere nel benessere e nell’abbondanza. Ma se il cittadino medio non può fare benzina né ricevere un trattamento medico all’ospedale, allora il sentimento nazionale potrebbe iniziare a degenerare. Il problema per Johnson è che la Gran Bretagna è profondamente divisa sulla Brexit. Durante la guerra, il paese era compatto ed era convinto di combattere contro un nemico malvagio e implacabile. Ma in caso di “no deal”, metà del paese darà la colpa a Johnson, non all’Ue. La Gran Bretagna non sarà unita, anzi. Il premier probabilmente verrà contestato dai manifestanti che gli chiederanno di dimettersi. “In questo caso, Johnson dovrà accantonare il sogno di diventare il Winston Churchill del Ventunesimo secolo – conclude Rachman –. Invece, rischia di diventare una versione britannica di Marie Antoniette – la regina francese tristemente famosa per un commento fuori luogo sulle brioche, che ha fatto una brutta fine”.
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