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Gli ultimi 20 anni in cui conoscenze ed emozioni furono impresse tutte su carta

Giampiero Mughini

Si trattò degli anni fra i Sessanta e gli Ottanta. Anni in cui c’era di mezzo il 68 e la sua incubazione, il 77 bolognese, l’avvento del primo femminismo, lo scontro frontale. Una montagna di scritti intrisi di ideologia, oggi materia per collezionisti

Una caterva di libri, riviste, volantini marchiati da quegli anni italiani che vanno dai primi Sessanta ai primi Ottanta in cui tutto del nostro sentire comune venne sconvolto come da una furente eruzione di carta. E sarebbe stata l’ultima volta nella storia dell’umanità che conoscenze ed emozioni venivano impresse e trasmesse tutte sulla carta. Sono i circa 1.600 pezzi che il libraio antiquario romano Ardengo offre in un unico blocco al prezzo di 30 mila lire nel Katalogos Politikos 1, per adesso soltanto un catalogo online.

 

Sono ben 300 gli editori tirati in ballo dal Katalogos, le edizioni Samonà e Savelli su tutte. Quelle da cui nel 1976 sgorgò il Porci con le ali di Lidia Ravera, per dire di un romanzo che non poteva mancare in questo catalogo che non ha nessuna pretesa di completezza nel raccontare un’epoca, ma che la documenta riccamente. Anni in cui c’era di mezzo il Sessantotto e la sua incubazione, il Settantasette bolognese, l’avvento del primo femminismo di Carla Lonzi ma anche del progressive rock, la maturazione di un terrorismo “rosso” forse il più feroce d’Europa, lo scontro frontale giorno dopo giorno e piazza dopo piazza di farneticanti ventenni che spasimavano di bissare la guerra civile italiana del 1943-1945, la saga di un Giangiacomo Feltrinelli o di un Pietro Valpreda ma anche di un Dario Fo o di un Giorgio Gaber. C’è molta poltiglia ideologica in quei libri a cominciare dalla grottesca esaltazione di un maoismo macchiettistico, c’è un poster ideato e disegnato da un Guido Crepax trockista che in molti non si aspetterebbero ma anche la Lettera di una professoressa che tutti noi leggemmo con trepidazione, un paio di libri del Raniero Panzieri che diede vita ai Quaderni rossi e dunque all’itinerario operaista di una generazione, quattordici tra libri e documenti che raccontano il tragitto di Lotta continua e altrettanti editi da Re Nudo, libri di André Gorz e Jack Kerouac , un volume di disegni del nostro amatissimo Wolinski (quello che due bestioni islamisti assassineranno al suo tavolo da lavoro parigino). C’è un volume che racconta il putiferio giovanilistico di Parco Lambro, un altro che contiene tutti i documenti relativi al sequestro del magistrato catanese Giovanni D’Urso, quello che venne liberato dalla Brigate rosse il 15 gennaio 1981 dopo essere stato tenuto in ostaggio per oltre un mese.

 

Ho subito telefonato ad Ardengo, il quale mi ha detto che è stato già contattato da altri due librai antiquari italiani e da un collezionista privato. Mi sorprende che non gli si sia ancora rivolta una qualche istituzione culturale americana di quelle che da anni si avventano al modo di falchi sui materiali italiani di cui sto dicendo. E’ andato a finire sugli scaffali della Beinecke Library di Yale l’intero catalogo pubblicato anni fa dalla libreria milanese di Emanuela Biliotti, un catalogo che altro non era se non la raffinata collezione di un Dario Fiori appena morto, quello che nel 1976 aveva creato le Edizioni Squilibri dove apparvero alcuni gioiellini della controcultura italiana. Purtroppo per noi italiani identica è stata la sorte del lavoro a metà tra il fatto editoriale e il fatto d’arte di Gianni-Emilio Simonetti, il poliedrico scrittore e studioso che con Gianni Sassi e Daniela Palazzoli s’era inventato nel 1965 la palestra di creatività milanese che aveva nome Ed.912. L’intero archivio di Simonetti (dal 1962 al 2016) è stato difatti acquisito dalla fatidica biblioteca di Yale, quegli stessi implacabili tipacci che alcuni anni fa si presentarono dal fotografo romano Tano D’Amico a chiedergli l’intero suo archivio fotografico, e meno male che l’eroico Tano resistette e gli vendette solo alcune sue foto vintage.

 

Per quel che è del pubblico italiano, mi spiega l’onnisciente Giacomo Coronelli della Libreria Palmaverde di Milano, il gusto collezionistico per quei libri è ancora ai primi passi. Hanno preso a collezionarli quelli che rasentano ormai i cinquant’anni e che erano più o meno adolescenti quando quella valanga di carta cadde a precipizio sull’opinione pubblica diffusa. Fece un gran botto, anni fa, l’asta in cui erano offerti alcuni volantini originali delle Brigate rosse, un’asta cui partecipai anch’io salvo essere annichilito dal prezzo finale di aggiudicazione – oltre i diecimila euro –  pagato dal mio amico e rivale Marcello Dell’Utri. Del resto, mi dice ancora Coronelli, era stata la Biblioteca del Senato milanese di cui Dell’Utri è il patron ad accaparrarsi trent’anni fa un intero catalogo della Palmaverde dal titolo “La contestazione globale 1966-1977”.

 

Memore dello scacco subito in occasione dell’asta dei volantini delle Br, quando alcuni anni fa comparve un formidabile catalogo dedicato dalla Libreria dei Passi Perduti di Perugia agli anni 70 più feroci (un catalogo dov’erano anche alcuni volantini originali delle Br), mi ci buttai a pesce costassero quel che costassero. Erano carte che grondavano sangue, carte imprescindibili per quanti della mia generazione quel sangue in un modo o in un altro lo hanno rasentato. Di quel catalogo ne rastrellai la gran parte e a maneggiarla era come se mi bruciassero le dita. Affisso alla parete dello studio in cui sto battendo queste righe, il manifesto ideato e disegnato da Guido Crepax in occasione della manifestazione indetta dal Soccorso Rosso a sostegno dell’innocenza di Pietro Valpreda è come se mi stesse guardando e giudicando. La composizione fotografica realizzata con una serie di passaggi che dalla foto sulla carta d’identità intestata a tal Vincenzo Maggioni (l’uomo saltato in aria sul traliccio ai bordi di Milano) portavano al viso di Giangiacomo Feltrinelli, l’ho addirittura affissa alla parete della camera da pranzo. Ossesso come sono dal lavorio della memoria, ogni volta i miei ospiti venuti a cena li invito a guardarla.

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