La casa di Tribeca di Albert Watson (Norman Watson / Ny Times)

Terrazzo

“Casa come me”, ritratti di abitazioni e visite a maestri illustri

Marina Valensise

Carlos D’Ercole racconta le sue visite nel nuovo libro uscito per Edizioni Settecolori: come Bob Dylan registra tutto in stato di “esaltata consapevolezza". Prende forma un catalogo meraviglioso del gusto contemporaneo

A New York, Francesco Clemente abita al West Village, in una casa che dà su un minuscolo giardino, trasfigurato da Salman Rushdie in un enorme labirinto. Dal pittore della transavanguardia ci si aspetterebbe una valanga di Warhol, Basquiat, Kenny Sharf. E invece no, l’artista vive immerso in epoche remote: due sculture dell’anno Mille, un Satana di Füssli, l’armadio a bottoni di  Sottsass, un uccello Senufo utilizzato nelle processioni in Sierra Leone, una sculturina di Beuys, il Bathtub for a Heroine, distrattamente poggiata sul tavolo esagonale di Frank Lloyd Wright. Carlos D’Ercole come Bob Dylan registra tutto in stato di “esaltata consapevolezza”, e sulla scia di Mario Praz racconta le sue visite in volume illustrato bilingue “Casa come me”, Edizioni Settecolori, che avrebbe potuto intitolare “Ritratti di amicizia in un interno”,  visto l’entusiasmo del discepolo in visita ai maestri, che trascolora nella complicità tra artisti e committente.

 

A New York è lo stesso Albert Watson, il fotografo delle celebrities, a illustrare la sua casa di Tribeca, davanti alla Beekman Tower di Frank Gehry, dove vive nel nero antracite delle pareti, come quelle di una camera oscura, fra mobili design, divano Bugatti, tavolo Tecno, sedia Josef Hoffmann, con stampe giapponesi di fine ’800 e foto di Avedon ai muri interrotte dalle linee d’acciaio della libreria di Frank Eisen. In Europa, le visite continuano a Cracovia da Rafael Jablonka, l’ex studente di Ingegneria nella Polonia comunista, che scoperto Malevic e l’avanguardia russa si improvvisa curator in Germania e diventa poi mercante d’arte. Davanti alle ceramiche di Barceló e alle poltrone di Charles Eames troneggiano i ritratti di Andy Warhol fra i quali Gianni e Marella Agnelli. Mentre sulla spalliera del letto è lo stesso padrone di casa a troneggiare nel ritratto di Eric Fischl. 

 

A Milano in largo la Foppa, Mimmo Paladino mostra al vicino di casa i suoi Penati, la croce ortodossa costruita con le due iniziali del regista Andrej Tarkovskij, che “dipingeva lo schermo”, e  il profilo di Borges sotto una nuvola in uno scatto di  Ferdinando Scianna. Ma oltre Cy Twombly, Castellani, Gilardi, e Louise Bourgeois, il pezzo forte è l’edizione tedesca di “Tristes Tropique” con dedica tremolante di Claude Lévi-Strauss centenario, che gli ispirò 40 disegni liberi. A Bologna, la visita è alla mansarda coloratissima di Paolo Fresu, il jazzista che collezione la cantabrica Pilar Gómez Cossío, il sardo Primo Pantoli, il napoletano Salvatore Ravo e  regala a D’Ercole la voce Domo, tratta dal vocabolario logudorese di Pedru Casu.

 

Così, tra doni, citazioni letterarie, consigli per gli acquisti, vagando da un continente all’altro, dallo scriptorium di Pedro Cabrita a Lisbona alla tana da bibliofolle del morandiano milanese Carlo Bevenuto, dal rifugio a Chiavari di Enrico Rava allo studio romano del fantasmagorico Luigi Serafini a Sant’Eustachio, prende forma un catalogo meraviglioso del gusto contemporaneo e un repertorio eccentrico dell’arte di vivere, di cui faranno incetta architetti d’interni, collezionisti e appassionati feticisti.

Di più su questi argomenti: