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Com'è allegra di sguardi Venezia

Giacomo Giossi

“Architettura e impegno civile”: una mostra per ricordare Giorgio Bellavitis e Nani Valle

Prima del Carnevale, delle invasioni turistiche, della città al servizio di Airbnb e della fuga dei residenti, Venezia, nel secondo dopoguerra, rappresentò un crogiolo raro e originale di intellettuali, artisti e visionari. Giocatori liberi, figli di un tempo conquistato al fascismo a cui avevano dato buona parte della propria giovinezza e non pochi mesi di carcere. Tra loro spiccano gli architetti Giorgio Bellavitis e la moglie Nani Valle, che diedero vita a un sodalizio umano e professionale tra i più virtuosi e profondi interpreti della specificità urbana e culturale veneziana. Bellavitis che fu resistente con il nome di battaglia “Walt Disney” e amico di Hugo Pratt, scelse l’architettura solo dopo alcuni promettenti esordi come disegnatore. Insieme a Nani Valle, la cui famiglia fa parte dell’aristocrazia novecentesca della grande architettura italiana, Bellavitis fu tra i primi a pensare e progettare inedite metodologie di restauro e ristrutturazione delle case veneziane. Architettura e impegno civile a Venezia racconta, negli spazi luminosi di campo Santo Stefano della galleria Sparc*, il percorso umano e professionale dei due architetti attraverso i materiali provenienti dagli archivi ora in dotazione all’Università Iuav di Venezia e dalla collezione privata di Anna Bellavitis.

L’esposizione curata da Barbara Pastor e Anna Bellavitis riflette la tensione di una visione culturale radicale e fortemente sociale, capace però di non perdere mai di vista una forma di leggerezza e un’allegria di sguardo che è possibile ritrovare anche nell’allestimento (progettato da Barbara Pastor). Attraversare le stanze della galleria significa infatti navigare tra i progetti, i bozzetti, i disegni e i materiali di Bellavitis e di Valle. L’impressione, grazie all’allestimento minimale, è quella di entrare direttamente nel laboratorio e nella vivace quotidianità dei due grandi architetti veneziani. Dal progetto di prolungamento di Canal Grande, assurdo eppure credibile e con all’interno un’idea di città espansiva e al tempo stesso sostenibile, fino ai progetti di rigenerazione per gli spazi manicomiali liberati a Trieste da Franco Basaglia, amico e compagno nei giorni della Resistenza, di Bellavitis. 

Esponenti di una generazione che ricostruì, fuori da ogni retorica, una società e le sue nervature civili, Bellavitis e Valle, soprattutto con i progetti di recupero e riuso delle abitazioni storiche veneziane, vissero le contraddizioni di un tempo che fu immaginativo quanto concreto, ma che non riesci  a portare Venezia fuori da una condizione di deleteria dipendenza dall’economia turistica. Architettura e impegno civile a Venezia testimonia non la malinconia di un’occasione mancata, ma la lucidità di una visione che seppe alimentare il presente di possibilità inaspettate, parte di quell’utopia della realtà basagliana che offrì libertà e dignità a chi era sempre stata negata. Una sintesi formidabile di un’elaborazione intellettuale della pratica che seppe affiancare all’impegno civile un gusto per la vita raffinato e gioioso, libertario e inclusivo. 
 

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