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tra polemiche e presunte lobby

La cacciata di Morgan, genio indisciplinato, condanna “X Factor 2023” alla tristezza

Stefano Pistolini

Il vuoto pnematico di questa liquidazione e la sua penosa archiviazione pesano e il programma ne risente. Constatando il fallimento del progetto per com’era stato concepito, se ne potrebbe pure decretare la fine anticipata. Lo spettacolo non deve andare avanti a tutti i costi

Ultime parole sul Morgan-gate a “X-Factor”. E’ andato in scena il quinto live della serie, il primo dopo la cacciata di Marco Castoldi dalla giuria del talent e dopo la deflagrazione mediatica, in maggioranza orientata a chiedere: ma che avete fatto? Premesse acide: la surreale conferenza stampa digitale di Morgan ha rilanciato i sospetti riguardo a una lobby che manterrebbe un certo controllo (artistico? gestionale?) dello show, capeggiata da Fedez ed espressione del suo team di produzione e figure annesse (Dargen, Michielin), con la rappresentazione di uno scenario un po’ apocalittico se si valutano le effettive risultanze economiche degli artisti usciti dalle ultime edizioni del programma.

Di fatto dopo una (brutta) penultima puntata a base di frecciate dispettose, si è cancellato Morgan, la figura rispolverata per interpretare se stesso e contribuire a risollevare gli andamenti di uno show nel quale in passato ha giocato un ruolo importante. Morgan il genio pazzo e logoro, finito presto in rotta di collisione con la pazienza degli altri, incapaci d’avventurarsi nei territori di provocazione, televisivamente inconsueti, per lui abituali. Con un “però”: a dispetto delle congiure emerse negli ultimi giorni, “X-Factor 2023” ha funzionato anche stavolta come indicatore della musicalità italiana di base, quella ancora non incapsulata nelle logiche di produzione, ma vagante nel friabile territorio delle ambizioni. In questa direzione il ritorno di Morgan sembrava un’idea: le sue prerogative sono note, il suo ingombro nel corso di una diretta e i rischi connessi non sono una novità, ma lui è un talento musicale superiore al rapper milionario, a quello con lunga gavetta e alla cantante per caso. Diciamo che è Morgan il più titolato a parlare di temi strettamente musicali, magari lasciando agli altri la valutazione dei quozienti di commerciabilità dei concorrenti. Volevano un’edizione ad alto tasso “musicale”? Morgan 2.0 ci stava.

 

Il problema è che la disciplina non gli appartiene più e prendendolo si acquisisce tutto il pacchetto, perché è inevitabile che ricaschi nell’eccesso. Qualunque cosa possa aver detto, anche a microfoni spenti, rientrava nel prevedibile (ricordate l’incidente del “frocio” rivolto alla platea pochi giorni prima dell’inizio dello show?). Ma finché è durato, ha funzionato. Poi? Le polemiche con gli altri tre (quattro, inclusa Michielin e le sue gaffes) si sono incattivite. Per di più al Morgan-giudice è rimasto un solo concorrente in squadra, gli Astromare, che musicalmente lo disgustano – e come dargli torto: due sprovveduti, senza l’ombra di factor. Nella puntata della settimana scorsa ne ha dette tante, ma in cambio è stato la vitamina anti narcolessia di una giuria crogiolante in una piaciona laconicità. Infine ha spento l’autocontrollo, ha optato per il caos, e poi, a frittata fatta, ha riattivato il suo devastante rapporto coi media. 

Giovedì si è approdati al live post epurazione sotto un diluvio di commenti scontenti – del resto, se non attorno a un talent show, dov’è che sono legittimi i commenti? Davanti al teleschermo si è provato subito fastidio per la presentatrice Michielin nella parte del sergente di ferro che ha chiuso la questione con un “le cose si risolveranno nelle sedi più opportune e adesso parliamo di musica” per poi, in un’atmosfera di palpabile imbarazzo, tubare coi giurati superstiti, nemmeno fosse la classe del libro “Cuore”, una volta cacciato Franti. Il vuoto pneumatico di questa liquidazione e la sua penosa archiviazione hanno diffuso tristezza. Constatando il fallimento del progetto per com’era stato concepito, se ne potrebbe pure decretare la fine anticipata, come per l’ultimo Brasile-Argentina. Lo spettacolo non deve andare avanti a tutti i costi, perché questa è televisione, è intrattenimento, mica è una tournèe dei Doors. E nemmeno è un regolamento di conti tra vip di vario livello e varie stagioni. 

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