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il nuovo album

Con “La musica è finita” il talento di Motta è ormai arrivato a maturazione

Stefano Pistolini

Con questa opera, il cantante pisano sembra aver raggiunto la chiarezza necessaria riguardo al proprio intento espressivo: scrivere canzoni ad ampio respiro, caratterizzate da un ventaglio tematico largo, una vocazione drammaturgica e un’impronta vocale che oggi non ha paragoni alle nostre latitudini

È un lavoro complesso e non immediatamente accessibile “La musica è finita”, quarto album della discografia di Francesco Motta, 37enne cantautore pisano, ormai uscito dalla sfera indie di cui a prima vista era sembrato un prodotto esemplare, quando correvano i tempi dei suoi esordi con i Criminal Jokers. Prodotto da Tommaso Colliva – nome di punta tra gli spin doctor italiani da sala di registrazione, vicino al giro Afterhours, ma anche a Calibro 35, a Diodato e già titolare di un Grammy Award – “La musica è finita” mette in fila undici pezzi tutti strutturati con un’inconsueta profondità sonora, arrangiamenti in odore di tridimensionalità, molta elettronica mai banale, una ricerca di sonorità originali e soprattutto una serie di ragguardevoli performance vocali da parte del titolare, che canta con una convinzione superiore alle sue precedenti uscite.

Ad arricchire il quadro molte collaborazioni interessanti, con partecipazioni di Willie Peyote, Giovanni Truppi, Ginevra, Jeremiah Fraites dei Lumineers, Danno del Colle der Fomento che funge da paroliere in due pezzi e Giovanni Bianconi, coautore del testo del brano che dà il titolo all’album (a sua volta accompagnato da un videoclip interpretato da Vinicio Marchioni e Carolina Crescentini, che altri non è che la consorte di Motta). Per collocare la sonorità di queste nuove canzoni di Motta sono stati scomodati paragoni impegnativi, da Fabrizio De André ai Black Keys, fino ai Muse coi quali Colliva ha collaborato a più riprese. Il fatto è che “La musica è finita” è un disco dotato di un’intensità e perfino di un’aggressività sonora ben al di sopra della media nazionale, e che l’autore dimostra di padroneggiare perfettamente l’andamento del tutto, sottomettendo questa temperie al proprio impianto vocale ormai orientato a una specie di stile declamatorio.

Ne nasce un succedersi di atmosfere tese, venate di pessimismo, sovente con ambientazioni da “dopo il diluvio” (sarà per questo che l’ascolto de “La musica è finita” suggerisce l’associazione con la lettura de “La Strada”, capolavoro di Cormac McCarthy, come se i motori narrativi dei due lavori ricavassero la forza dalla stessa fonte), a cui a tratti si alternano momenti di intenso, struggente lirismo. La sensazione è che sia soprattutto questione di definizione della personalità artistica e di completata maturazione: con questa opera Motta sembra aver raggiunto la chiarezza necessaria riguardo al proprio intento espressivo, che è quella di scrivere, col contributo di colleghi di valore, canzoni ad ampio respiro, per ciascuna delle quali elaborare un’architettura personalizzata, con un ventaglio tematico largo, una vocazione drammaturgica e un’impronta vocale che oggi non ha paragoni alle nostre latitudini.

Nella sua musica c’è qualcosa di Manuel Agnelli, qualcosa di Baustelle, echi di Battiato, ma alla fine Motta oggi è un’impegnata voce a sé, di fronte alla quale si schiudono prospettive che sarà interessante esplorare. E il suo concept musicale appare sempre più ricco e sofisticato – un esempio per il tutto è il ribadito utilizzo di un martellante pianoforte come contraltare ritmico al canto, sulla superficie primaria della sua musica, al di sopra degli intricati e suggestivi labirinti sonori che ne costituiscono le fondamenta.  Non è un caso a questo punto che, raggiunte le proprie certezze, Federico stia ampliando la propria sfera professionale vestendo anche i panni del produttore, ad esempio prestando la propria verve al secondo album della concittadina Emma Nolde, talento ventitreenne tutto da scoprire in “Dormi”, un eccellente mosaico di canzoni ambiziose, molta elettronica, arrangiamenti di largo respiro, atmosfere suggestive e testi autobiografici. Compagni di etichetta, Francesco ed Emma l’anno scorso hanno a lungo collaborato alla stesura e alla confezione di questo lavoro, raggiungendo risultati inattesi e ragguardevoli. Che adesso, con l’uscita de “La Musica è finita”, suggeriscono l’impressione di un laboratorio che potrebbe aver aperto bottega nel personal studio di Motta, con un’unità di intenti che si va completando e rafforzando, e chissà con quali altre creazioni in via di allestimento. 

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