Il piano di Amazon per battere “Game of Thrones” è un'invasione aliena

Eugenio Cau

Un miliardo di dollari per i diritti de “Il problema dei tre corpi”

Roma. Replicare il successo globale di “Game of Thrones”, serie medieval-fantasy di Hbo, è l’ossessione di qualunque produttore televisivo. Tutti quelli che ci hanno provato finora hanno sempre fallito. Netflix ha pompato milioni e milioni di dollari in una serie epica su Marco Polo ma ha chiuso la baracca dopo due stagioni, Sky ha presentato l’anno scorso “Britannia”, una serie storico-fantasy, History Channel ha una serie con i vichinghi. Amazon, che da tempo è lanciata nel settore dell’entertainment, ha deciso di usare un approccio differente. Sul Financial Times di un paio di giorni fa, Henny Sender ha scritto che Amazon vuole comprare – per la cifra astronomica di un miliardo di dollari – i diritti di una grande opera che possa contrastare lo strapotere di “Game of Thrones”. C’è una quantità immensa di romanzoni storico-fantasy da cui attingere, ma Amazon, scrive il Financial Times, ha deciso di puntare su “The Three Body Problem”, una trilogia fantascientifica: niente draghi, ma alieni. Non solo: l’autore della trilogia è cinese, si chiama Cixin Liu, e la sua opera è esattamente il contrario di quello che ci si potrebbe aspettare.

 

The Three Body Problem” (nota: il nome della trilogia sarebbe “Remembrance of Earth’s Past”; “The Three Body Problem” è il titolo del primo libro, che alla fine è stato usato per l’intera opera) è uno dei casi letterari degli ultimi anni. In Cina e negli Stati Uniti i libri hanno venduto moltissime copie e hanno ricevuto decine di premi. In Italia il primo volume è stato tradotto da Mondadori con il titolo “Il problema dei tre corpi”.

 

Ciò che ha deliziato i lettori è la trama completamente estranea ai cliché del genere. In pochi cenni: una civiltà aliena tecnologicamente avanzatissima minaccia di invadere la Terra. L’invasione è annunciata, ma non avverrà immediatamente: gli alieni arriveranno tra 400 anni e la gran parte del racconto è dedicata a osservare la società umana sgretolarsi davanti alla prospettiva, al tempo stesso lontana e inesorabile, della guerra e della disfatta.

 

Se in “Game of Thrones” c’è uno sgozzamento o una scena di sesso ogni pochi minuti, in “The Three Body Problem” le scene d’azione sono scarse. Poche battaglie, pochissimo sangue. Al contrario, molta introspezione psicologica. I personaggi di “Game of Thrones” generano tifoserie: sono scritti con eccezionale empatia. Al contrario, nessun personaggio di “The Three Body Problem” può essere definito un eroe, e tutti si dibattono tra l’apatia e l’istinto di sopravvivenza (e ovviamente niente sesso: siamo asiatici). In generale, “The Three Body Problem” ha una qualità astratta. Liu trascende quasi sempre la prospettiva empatica del rapporto tra esseri umani e preferisce esplorare il rapporto tra l’uomo e il cosmo: buona parte dell’ultimo libro della trilogia è ambientata nel momento di morte entropica dell’universo. Insomma, l’opera di Cixin Liu non solo è lontana da “Game of Thrones”, ma anche dal modello per eccellenza della fantascienza mondiale, “Star Wars”, che in realtà è una storia di cappa e spada ambientata nello spazio.

 

Dunque perché Amazon sarebbe così interessata? C’è una risposta facile: ai cinesi piace, e una cosa che piace ai cinesi è automaticamente un successo di pubblico. Ma una risposta più complessa che cerca di giustificare il successo dell’opera non solo in Cina, ma anche in America – Barack Obama è tra i fan della trilogia – e presso la critica è che “The Three Body Problem” è una gigantesca fantasia spaziale (la narrazione, l’abbiamo detto, arriva fino alla fine dell’universo) e al tempo stesso parla molto di noi, perché racconta una civiltà angosciata da minacce che non vede. Che si tratti del terrorismo, della crisi economica o del cambiamento climatico, “The Three Body Problem” è il racconto di cosa succede all’essere umano quando si sente spacciato: in gran parte cose brutte, ma alla fine c’è speranza.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.