Uno stabilimento Amazon durante il Black Friday 2017 (foto LaPresse)

Perché l'aumento di prezzo di Amazon Prime non è un pacco

Maria Carla Sicilia

L'abbonamento Prime costerà 36 euro all'anno invece di 20 e a giudicare dalle reazioni sui social sembra che in molti non l'abbiano presa bene

Siamo così assuefatti dalla possibilità di acquistare comodamente dal computer qualsiasi oggetto desideriamo e di riceverlo il prima possibile sull'uscio di casa che quando Amazon ci dice che la consegna delle merci ha un costo cadiamo dalle nuvole. Oggi l'azienda dell'e-commerce ha fatto sapere ai suoi clienti che l'abbonamento Prime costerà 36 euro all'anno invece di 20 e a giudicare dalle reazioni sui social sembra che in molti non l'abbiano presa bene. L'azienda non ha dato nessuna possibilità di proroga per chi ha già sottoscritto l'abbonamento, dimostrando un pugno duro che forse non ripagherà in termini di fidelizzazione: la tariffa cambia in poche settimane e chi non accetta l'aumento può solo disdire. 

   

Prime è un servizio che permette di ricevere un'ampia selezione di prodotti in un solo giorno lavorativo, una consegna quindi molto rapida, a un prezzo particolarmente conveniente: non ci sono limiti di ordini e il versamento è annuale, basta solo che il prodotto abbia il marchio Prime per essere sicuri che sia tra quelli disponibili alla spedizione rapida. Inoltre l'abbonamento da l'accesso a una selezione di serie tv e video che Amazon ha da poco lanciato sull'onda del successo di Netflix, permette di conoscere prima degli altri utenti offerte su alcuni prodotti e comprende servizi come l'archiviazione di file multimediali senza limiti di spazio. Nonostante l'ambizione di Prime Video di crescere e competere con la concorrente Netflix, producendo prodotti originali ancora in cerca di successo, è evidente che il punto di forza del pacchetto stia nei servizi di consegna, ben più rapidi delle spedizioni standard. D'altra parte che sia un telefono cellulare, necessario il prima possibile per sostituire uno vecchio e rotto, oppure una cornice perfettamente utilizzabile anche dopo qualche giorno di attesa, è un'abitudine ormai consolidata quella di voler ricevere il prima possibile i propri ordini pagando il meno possibile. Anche (e soprattutto) perché ormai ci siamo abituati. 

  

Parte della fortuna dell'e-commerce dipende proprio dalla flessibilità con cui i rivenditori online hanno deciso di scendere a patti, accettando le condizioni dettate dai clienti. Un compromesso, sostenibile nel caso di Amazon per via dei grandi volumi che rappresenta, che ha però spiazzato il sistema della logistica, abituato a ritmi completamente diversi prima dell'era degli acquisti su internet. Oggi l'e-commerce rappresenta il 10 per cento della domanda di logistica (il settore del commercio tradizionale ancora l'80-90 per cento) secondo l'ultimo quaderno del Freight Leaders Council, "La logistica ai tempi dell'e-commerce". Ma la sua crescita è più che promettente e prospetta buone opportunità per le ditte di trasporto – come ha confermato anche l'ad di Poste Italiane un mese fa – fintanto che gli stessi colossi delle vendite online non organizzeranno i propri servizi di logistica. Amazon lo sta facendo negli Stati Uniti, costringendo FedEx a investire nella digitalizzazione del lavoro e nell'introduzione di robot nei propri magazzini per tenere testa alla competizione.  

  

Intanto che il mercato lo permette, come in Italia, i corrieri continuano ad andare incontro alle richieste dei negozi online, a loro volta concentrati a esaudire i desideri dei consumatori, gli stessi che virtualmente si indignano quando scoprono che i lavoratori della logistica nei magazzini smerciano prodotti con i braccialetti elettronici al polso per ridurre al mimino i tempi e gli errori. Poi, quando la merce parte, servono mezzi capaci di andare incontro alle richieste di sostenibilità ambientale, soprattutto in ambito urbano, dove ogni città ha regole diverse. Ancora, consegne personalizzate che richiedono un'organizzazione efficiente dei viaggi e un aumento dei costi per ogni tentativo di recapito fallito, in attesa che i clienti si rendano più disponibili a ritirare gli ordini nei punti fisici. Fino a pochi anni fa ricevere un pacco in 24 ore era costoso e poco diffuso, oggi è lo standard offerto da Prime e costa – dopo l'aumento – 3 euro al mese. Sicuri di non potercelo permettere? L'alternativa c'è. Basterebbe solo attribuire un prezzo alle cose e decidere se vale la pena sostenerlo oppure no. Consapevoli che se per leggere il nostro prossimo libro ci tocca aspettare tre giorni, forse, possiamo sopravvivere lo stesso.

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