Elon Musk (Ansa)

Movimenti tecnologici

Musk ha reso Twitter ancora più “infernale”. E Substack lancia Notes, un nuovo social

Pietro Minto

Il futuro della piattaforma dopo un anno dalla sparizione delle spunte blu. Mentre il servizio per la gestione di newsletter prova a offrire un'alternativa

È passato esattamente un anno da quando si è saputo che Elon Musk, all’epoca capo di Tesla e di una mezza dozzina d’altre imprese di vario tipo, stava accumulando azioni di Twitter, dando inizio alla scalata verso il suo controllo totale. In questi dodici mesi abbiamo potuto assistere a cosa succede quando un singolo miliardario decide di comprarsi un’azienda, un social network, una comunità, e di gestirla come preferisce, mettendo mano quasi di persona sull’algoritmo. 

Sia chiaro, Twitter non ha mai avuto una grande reputazione: negli Stati Uniti lo chiamano spesso “hellsite”, sito infernale, a conferma della tossicità insita dell’applicazione. Ma con Musk le cose sono cambiate in peggio, secondo alcuni: l’app si carica lentamente, ogni tanto va in tilt, è piena di bot (certo, mai quanto Instagram di questi tempi…) e chi si occupava di moderazione dei contenuti ha perso il lavoro mesi fa. Un quadretto che ha spinto al rilancio di Mastodon e altri servizi che da mesi vengono promossi come porti sicuri per i transfughi del social network. Ma non è così facile sostituire Twitter, la cui particolarità è di riunire in una singola app persone comuni, troll, politici, giornalisti (categoria particolarmente attiva), veline e premi Nobel, in un amalgama assurda ma coesa.  Per quanto riguarda il futuro del social, la prossima settimana potrebbe essere quella decisiva: Elon Musk dovrebbe incontrarsi con alcuni investitori per cercare di frenare il calo di entrate pubblicitarie e, soprattutto, spariranno tutte le spunte blu dagli account, che saranno riservate solo agli utenti paganti del programma Twitter Blue, su cui Musk ha puntato tutto. Nel frattempo, la concorrenza non sta a guardare. Substack, il servizio per la gestione di newsletter, ha lanciato questa settimana Notes, un feed apposito che sembra molto, ma davvero molto, Twitter, tanto da attirare l’ira di Elon, che ha tentato di boicottarne il lancio (bloccando l’interazione tra il social e Substack). 

Ma chi pensa di aver finalmente trovato in Notes un’alternativa “buona” a Twitter, dovrebbe fare i conti con le parole dell’ad di Substack, Chris Best, che in un’intervista con il sito The Verge si è dimostrato poco pronto alle inevitabili grane che un prodotto come Notes porterà con sé, specie per quanto riguarda la moderazione dei contenuti. In particolare, a una domanda sul “ban” per gli utenti che pubblicano contenuti apertamente razzisti, Best ha fatto scena muta richiamandosi alla libertà d’espressione, una scelta in pieno stile muskiano.

Quanto a Mastodon, il social decentralizzato non sembra essere stato pensato per un dominio globale, mentre nuovi esperimenti come Artifact, un’app per la condivisione di news creata da un’ex fondatore di Instagram, sono ancora neonati. 

 

Risultato, siamo ancora su Twitter, di cui era stato ipotizzato un veloce declino dovuto all’assenza di personale, e che invece sembra proseguire perdendo pezzettini in una deriva che potrebbe durare ancora a lungo. A velocizzare il processo potrebbe essere proprio la sparizione della spunta blu, che rischia di disturbare alcuni degli utenti più preziosi per un social network. LeBron James, per esempio, ha già escluso l’idea di pagare, e non è l’unico, visto che i benefit di Twitter Blue non sono granché. In questi giorni online è girato molto un tweet in cui si sottolineava quanto sia difficile riuscire a convincere delle star dello spettacolo e del cinema a usare una data applicazione, perlopiù gratis, e quanto sia assurda l’idea di alienare le loro simpatie, invece di coccolarli. E’ proprio quello che Twitter sta facendo. Chissà, forse Elon ha capito che non c’è vita oltre il sito infernale.
 

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